Nel Paese il tasso di inoccupati è del 6,1%, cioè circa 11 milioni di persone; nel periodo precedente (2011-2012) era di 2,2%. Per mantenere costante il rapporto tra lavoratori e impiego, ogni anno dovrebbero essere assunti 12 milioni di giovani. Il sondaggio arriva in un momento critico per la politica, tutta rivolta alle elezioni.
New Delhi (AsiaNews/Agenzie) – In India la disoccupazione ha raggiunto livelli da record, arrivando al 6,1% della forza lavoro, cioè circa 11 milioni di persone. Si tratta del tasso più alto da 45 anni, mentre nel periodo precedente (2011-2012) gli inoccupati erano il 2,2%. Lo rivelano i risultati dell’ultimo sondaggio del National Sample Survey Office (Nsso), trapelati grazie al quotidiano nazionale Business Standard. I risultati arrivano in un momento molto delicato per la politica indiana, che si avvia verso una delle campagne più aspre della sua storia in vista delle elezioni di maggio. I partiti politici infatti hanno criticato la decisione del premier Narendra Modi di non diffondere il report in via ufficiale, nel tentativo di non compromettere l’esito delle votazioni. Tuttavia, il sondaggio è ormai reperibile e tratteggia un’immagine tutt’altro che incoraggiante dell’economia indiana, da anni presentata come in rapida crescita.
Nei giorni scorsi ha destato molto scalpore il fatto che due membri dell’ufficio governativo, tra cui il presidente P.C. Mohanan, abbiano deciso di dimettersi come forma di protesta per il ritardo della pubblicazione del sondaggio. Il governo ha giustificato tale ritardo sostenendo che i dati fossero incompleti perché non prendevano in considerazione l’economia informale. Da parte sua, Mohanan invece difende i dati e evidenzia che si tratta di un “rapporto autonomo che non ha bisogno di approvazioni”.
Secondo le statistiche, due misure recenti del governo Modi hanno aggravato la situazione degli occupati: la decisione di eliminare dal commercio le banconote da 500 e 1.000 rupie (conosciuta con il nome di “demonetizzazione”) e la tassazione unica sulle merci e sui servizi (“Good and service tax”).
Di fronte alle critiche sollevate in passato dai partiti d’opposizione che dicevano che la demonetizzazione era stato un “disastro”, il premier rispondeva che non c’erano studi validi a riguardo. Ora invece il rapporto, condotto tra il luglio 2017 e il giugno 2018, indica che il livello di disoccupati – sia coloro che non trovano lavoro che quelli che hanno smesso di cercalo – è il più alto dal 1972-1973, cioè da quando nel Paese si è iniziato a condurre questo tipo di ricerche.
Con oltre 1,2 miliardi di abitanti, le persone al di sotto dei 35 anni rappresentano il 65% degli abitanti. La grande disponibilità di manodopera è sempre stato il punto di forza del Paese e in passato è stato calcolato che per mantenere in attivo il rapporto occupati-lavoro, ogni anno il mercato indiano avrebbe dovuto assumere circa 12 milioni di giovani. A loro volta, questi ultimi avrebbero iniziato a consumare di più, facendo crescere la domanda di beni e servizi.
È stato questo meccanismo a consentire la crescita impetuosa degli ultimi anni. Ora però, secondo lo studio, qualcosa si è incrinato: il tasso di partecipazione alla forza lavoro è diminuito dal 39,5% del periodo 2011-2012 al 36,9% del 2017-2018. Ciò significa che meno persone cercano un impiego o che le aziende non riescono ad assorbire la domanda.
Da ultimo, un accenno alla distribuzione geografica della disoccupazione: essa è alta soprattutto nella fascia d’età tra i 15 e i 29 anni; nelle aree urbane, interessa il 18,7% degli uomini e il 27,2% delle donne mentre nelle zone rurali, il 17,4% degli uomini e il 13,6% delle donne.