Karachi, cristiano accoltellato da un compagno geloso: perde un rene
di Shafique Khokhar

Haroon Masih ha 14 anni ed è soprannominato il “piccolo Einstein” per la sua intelligenza. Per pagarsi gli studi, raccoglie stracci insieme alla madre. Il suo aggressore, un giovane musulmano, è stato arrestato.


Karachi (AsiaNews) – Haroon Masih, un ragazzo cristiano di 14 anni, è stato accoltellato da un compagno di classe di religione islamica geloso dei suoi buoni voti. Il giovane infatti, per la sua intelligenza e il costante studio, a scuola è noto a tutti con il soprannome di “piccolo Einstein”. Inoltre, per pagarsi gli studi e non gravare sulla famiglia molto povera, raccoglie stracci insieme alla madre. Trasportato d’urgenza al Jinnah Hospital di Karachi dopo l’aggressione, i medici hanno deciso di asportargli un rene per salvargli la vita.

La Commissione nazionale Giustizia e pace di Karachi (Ncjp) ha offerto aiuto legale alla famiglia di Haroon, di origini molto povere. L’incidente si è consumato il 17 febbraio, ma il diverbio che ha scatenato la violenza risale a qualche giorno prima. Entrambi i ragazzi, il cristiano e Muhammad Majid, studiano alla Government Mohammadi School di Sultanabad e frequentano la quarta classe. Il 15 febbraio Majid, geloso dei brillanti risultati del compagno, gli ruba un libro. Haroon denuncia il furto all’insegnante e quest’ultimo, invece di proteggere il musulmano, lo rimprovera per il gesto compiuto.

Ferito nell’orgoglio, Majid organizza con alcuni amici il pestaggio del cristiano. La sera del 17 i cinque giovani hanno accerchiato lo studente e lo hanno picchiato con ferocia. Majid poi ha estratto un coltello e lo ha colpito allo stomaco perforandogli il rene. Finita l’aggressione, Haroon è stato lasciato ferito sull’asfalto. A salvargli la vita sono stati alcuni passanti, che lo hanno portato in ospedale.

Haroon è vivo ma ha riportato gravi lesioni e per qualche tempo non potrà più aiutare la madre. Il suo aggressore è stato arrestato dalla polizia. Irfan Masih, il padre, dichiara: “Vogliamo giustizia per nostro figlio. Non vogliamo più vederlo soffrire. È l’unico che aiuta la madre e sostiene così tutta la nostra famiglia”.