Nel Messaggio per la Quaresima 2019, papa Francesco ribadisce l’urgenza di una “ecologia umana” che ritorni al rapporto con Dio, eliminando “comportamenti distruttivi verso il prossimo e le altre creature – ma anche verso noi stessi – ritenendo, più o meno consapevolmente, di poterne fare uso a nostro piacimento”. La “Laudato si’” e il (dimenticato) “antropocentrismo deviato”. Preghiera, digiuno, elemosina sono segni di una rivoluzione che “include anche la storia e tutto il creato”.
Roma (AsiaNews) – La Quaresima, il periodo che per i cristiani prepara alla Pasqua, spingendo alla conversione, “fa del bene anche al creato”. È un’affermazione paradossale che si trova nel Messaggio di papa Francesco per la Quaresima 2019, diffuso oggi. Il paradosso sta nel fatto che spesso la “conversione”, a cui tradizionalmente sono invitati i fedeli, appare una cosa molto intima e magari inefficace, immaginata di solito come una serie di pii desideri e di sforzi di buona volontà.
Il Messaggio invece sottolinea di continuo che “camminare” verso la Pasqua, “è un processo dinamico che include anche la storia e tutto il creato”. E ribadisce: “Quando la carità di Cristo trasfigura la vita dei santi – spirito, anima e corpo –, questi danno lode a Dio e, con la preghiera, la contemplazione, l’arte coinvolgono in questo anche le creature”.
Questo mettere in collegamento l’interno con l’esterno, l’intenzione con l’azione è già un grande contributo per il nostro vivere contemporaneo ridotto spesso a una schizofrenia dalle molte facce, con le azioni ridotte a meccanismi da robot (pensiamo al lavoro) e fughe verso un paradiso virtuale senza alcun legame con la realtà.
Ma ciò che è ancora più importante è che il papa suggerisce che per riportare l’equilibrio positivo nella persona e nel suo rapporto con la realtà, c’è bisogno di superare l’empietà. Gli “empi” – dice Francesco – sono “coloro che non hanno Dio come punto di riferimento delle loro azioni, né una speranza per il futuro”. Ed è questa mancanza del punto fermo di Dio a produrre disordine e violenza: “Quando non viviamo da figli di Dio, mettiamo spesso in atto comportamenti distruttivi verso il prossimo e le altre creature – ma anche verso noi stessi – ritenendo, più o meno consapevolmente, di poterne fare uso a nostro piacimento… Se non siamo protesi continuamente verso la Pasqua, verso l’orizzonte della Risurrezione, è chiaro che la logica del tutto e subito, dell’avere sempre di più finisce per imporsi”.
La distruzione dell’ambiente, i problemi dell’ecologia, sono legati a questo squilibrio: “Rompendosi la comunione con Dio, si è venuto ad incrinare anche l’armonioso rapporto degli esseri umani con l’ambiente in cui sono chiamati a vivere, così che il giardino si è trasformato in un deserto (cfr Gen 3,17-18). Si tratta di quel peccato che porta l’uomo a ritenersi dio del creato, a sentirsene il padrone assoluto e a usarlo non per il fine voluto dal Creatore, ma per il proprio interesse, a scapito delle creature e degli altri”.
Il peccato non è solo il tradimento di un precetto astratto, ma “avidità, brama per uno smodato benessere, disinteresse per il bene degli altri e spesso anche per il proprio – [che] porta allo sfruttamento del creato, persone e ambiente, secondo quella cupidigia insaziabile che ritiene ogni desiderio un diritto e che prima o poi finirà per distruggere anche chi ne è dominato”.
Ritorna qui, in modo ancora più preciso, quanto il pontefice ha scritto nella sua enciclica “Laudato si’”. Molti, anche fra i cattolici hanno ridotto questo testo a un manualetto di ecologia, di attenzione alle foreste, ai ghiacciai, all’inquinamento. In realtà – soprattutto nel cap. 3, troppo spesso dimenticato – Francesco ha sottolineato che “l’antropocentrismo deviato” che causa i disastri ecologici deve essere corretto con quella “ecologia umana”, che implica il rapporto con tutta la realtà e con Dio. Proprio per questo la conversione produce buoni effetti sulla storia e sul creato.
In tal modo, i gesti tradizionali della Quaresima, la preghiera, il digiuno, l’elemosina, diventano dei segni di una rivoluzione antropologica in atto: “Digiunare, cioè imparare a cambiare il nostro atteggiamento verso gli altri e le creature: dalla tentazione di “divorare” tutto per saziare la nostra ingordigia, alla capacità di soffrire per amore, che può colmare il vuoto del nostro cuore. Pregare per saper rinunciare all’idolatria e all’autosufficienza del nostro io, e dichiararci bisognosi del Signore e della sua misericordia. Fare elemosina per uscire dalla stoltezza di vivere e accumulare tutto per noi stessi, nell’illusione di assicurarci un futuro che non ci appartiene. E così ritrovare la gioia del progetto che Dio ha messo nella creazione e nel nostro cuore, quello di amare Lui, i nostri fratelli e il mondo intero, e trovare in questo amore la vera felicità”.
Da qui l’augurio e l’invito del papa: “la ‘quaresima’ del Figlio di Dio è stata un entrare nel deserto del creato per farlo tornare ad essere quel giardino della comunione con Dio che era prima del peccato delle origini (cfr Mc 1,12-13; Is 51,3). La nostra Quaresima sia un ripercorrere lo stesso cammino, per portare la speranza di Cristo anche alla creazione”.