Corea del Sud: da cristiani giapponesi le scuse per un massacro di 100 anni fa

Oggi i sudcoreani celebrano il centenario della sollevazione popolare contro le forze occupanti. Il massacro di Jeam-ri è parte della feroce repressione messa in atto da Tokyo nei mesi successivi. Un gruppo di pellegrini protestanti:  "Continueremo a scusarci finché non direte 'Adesso basta'".


Seoul (AsiaNews/Agenzie) – Per scusarsi a nome del loro Paese, 17 cristiani protestanti giapponesi due giorni fa hanno visitato la chiesa di Jeam-ri a Hwaseong (provincia di Gyeonggi), dove il 15 aprile 1919 la polizia e l'esercito coloniale di Tokyo hanno rinchiuso e trucidato circa 20 abitanti. Il massacro è parte della feroce repressione messa in atto dalle autorità giapponesi dopo il Samil undong (il "Movimento del 1° marzo"), sollevazione popolare contro le forze occupanti di cui oggi la Corea del Sul celebra il centenario.

Il rev. Reiji Oyama ha guidato il gruppo in una preghiera presso il memoriale della tragedia.  "Signore, questa chiesa è dove i funzionari giapponesi hanno commesso il peggior sopruso durante il periodo coloniale", ha affermato il religioso 93enne. "Il Giappone al tempo ha torturato e ucciso gli abitanti del villaggio e incendiava la chiesa solo perché avevano preso parte al movimento indipendentista del 1° marzo".

Dopo la preghiera, i giapponesi hanno visto un video sul massacro di Jeam-ri e ascoltato la testimonianza di un anziano pastore coreano. I visitatori si sono inchinati sul pavimento della chiesa (foto). Alcuni tenevano uno striscione in lingua coreana che recita: "Ci scusiamo dal profondo per la colonizzazione giapponese della Corea, continueremo a scusarci finché non direte 'Adesso basta'".

Oyama, 93 anni, ha rimproverato i politici giapponesi per essersi rifiutati di scusarsi in modo adeguato per il passato. "Non hanno mai chiesto perdono – ha dichiarato –. È naturale scusarsi se si fa qualcosa di sbagliato. Signore, per favore perdonaci, popolo giapponese". I pellegrini sono tornati a casa dopo aver tenuto un altro incontro di preghiera per le vittime del massacro in una chiesa protestante a Yongin, appena a sud di Seoul, la sera dello stesso giorno.

Il Giappone ha dominato la penisola coreana dal 1910 al 1945. Nel 1919, in seguito alla morte di re Gojong di Korea, gli esuli politici residenti all'estero ed i movimenti clandestini locali scrivono la Dichiarazione unilaterale d'indipendenza, detta Gimidognip seoneonseo; ne pianificano la lettura pubblica per il primo di marzo. Riunitisi nel Parco della Pagoda di Seoul, la mattina di quel giorno i 33 attivisti firmatari eseguono il piano dinanzi ad una grande folla. Ne segue un'ondata di proteste che coinvolge subito tutta la capitale e il resto della nazione nei tre mesi successivi. La risposta di Tokyo non si fa attendere: in tutto il Paese si contarono più di 7mila morti, oltre 10mila feriti ed un numero imprecisato di prigionieri (per alcuni esperti 50mila).