Papa in Marocco: dialogo tra fedi per respingere l’intolleranza e la violenza in nome di Dio

Francesco nel suo primo discorso a Rabat parla di fratellanza tra cristiani e musulmani. “E’ “essenziale sviluppare e assumere costantemente e senza cedimenti la cultura del dialogo come strada da percorrere; la collaborazione come condotta; la conoscenza reciproca come metodo e criterio”. “Un cambiamento di disposizione verso i migranti, che li affermi come persone”.


Rabat (AsiaNews) – Dialogo tra cristiani e musulmani per affermare la convivenza e respingere l’intolleranza e la violenza in nome di Dio, apertura e tutela verso chi è costretto a lasciare la sua terra e anche difesa della natura. Sono gli obiettivi che papa Francesco si propone nella visita in Marocco, cominciata oggi, esposti già al prima incontro di Francesco con re Mohammed VI, le autorità del Paese, i rappresentanti della società civile, il corpo diplomatico accreditato nel Paese e il popolo marocchino.

E’ la cerimonia di benvenuto, che si è svolta sulla spianata della Tour Hassan a Rabat. Il Papa, arrivato poco dopo le 14, è stato accolto all’aeroporto da una inconsueta pioggia, oltre che da re Mohammed VI. La cerimonia di benvenuto, con inni, onori militari e presentazione delle delegazioni si è svolta poco dopo in città.

Secondo papa a visitare il Marocco, 34 anni dopo lo storico discorso di Giovanni Paolo II a Casablanca, Francesco ha naturalmente messo in primo piano il dialogo interreligioso, anche con espressi riferimenti al Documento sulla fratellanza umana, che egli ha firmato ad Abu Dhabi il 4 febbraio 2019 insieme con il rettore dell’università di Al-Azhar, Muḥammad Aḥmad al-Tayyib, considerato il più autorevole esponente dell’islam sunnita. Lo stesso re, peraltro, nel suo saluto ha affermato la necessità di dialogo, tolleranza e rispetto tra persone di fede diversa.

Francesco, che ha definito il Marocco “ponte naturale tra l’Africa e l’Europa”, ha affermato che per costruire un mondo più solidale è “essenziale sviluppare e assumere costantemente e senza cedimenti la cultura del dialogo come strada da percorrere; la collaborazione come condotta; la conoscenza reciproca come metodo e criterio (cfr Documento sulla fratellanza umana, Abu Dhabi, 4 febbraio 2019). È questa via che siamo chiamati a seguire senza mai stancarci, per aiutarci a superare insieme le tensioni e le incomprensioni, le maschere e gli stereotipi che portano sempre alla paura e alla contrapposizione; e così aprire la strada a uno spirito di collaborazione proficua e rispettosa. È infatti indispensabile opporre al fanatismo e al fondamentalismo la solidarietà di tutti i credenti, avendo come riferimenti inestimabili del nostro agire i valori che ci sono comuni. In questa prospettiva, sono lieto di poter visitare tra poco l’Istituto Mohammed VI per imam, predicatori e predicatrici, voluto da Vostra Maestà, allo scopo di fornire una formazione adeguata e sana contro tutte le forme di estremismo, che portano spesso alla violenza e al terrorismo e che, in ogni caso, costituiscono un’offesa alla religione e a Dio stesso”.

“Un dialogo autentico – ha detto ancora - ci invita a non sottovalutare l’importanza del fattore religioso per costruire ponti tra gli uomini e per affrontare con successo le sfide precedentemente evocate. Infatti, nel rispetto delle nostre differenze, la fede in Dio ci porta a riconoscere l’eminente dignità di ogni essere umano, come pure i suoi diritti inalienabili. Noi crediamo che Dio ha creato gli esseri umani uguali in diritti, doveri e dignità e che li ha chiamati a vivere come fratelli e a diffondere i valori del bene, della carità e della pace. Ecco perché la libertà di coscienza e la libertà religiosa – che non si limita alla sola libertà di culto ma deve consentire a ciascuno di vivere secondo la propria convinzione religiosa – sono inseparabilmente legate alla dignità umana. In questo spirito, abbiamo sempre bisogno di passare dalla semplice tolleranza al rispetto e alla stima per gli altri”.

Francesco che stamattina, prima di partire, ha incontrato in Vaticano due famiglie di emigrati marocchini, ha ricordato nel discorso di Rabat che in Marocco si è tenuta la Conferenza intergovernativa sul Patto mondiale per una migrazione sicura, ordinata e regolare che “ha adottato un documento che vuole essere un punto di riferimento per l'intera comunità internazionale. Nello stesso tempo, è vero che resta ancora molto da fare, specialmente perché occorre passare dagli impegni presi con quel documento, almeno a livello morale, ad azioni concrete e, specialmente, ad un cambiamento di disposizione verso i migranti, che li affermi come persone, non come numeri, che ne riconosca nei fatti e nelle decisioni politiche i diritti e la dignità”.

Ultimo tema affrontato dal Papa è stato la tutela della natura. “Il genuino dialogo che vogliamo sviluppare – ha detto - ci porta anche a prendere in considerazione il mondo in cui viviamo, la nostra casa comune. Pertanto, la Conferenza internazionale sui cambiamenti climatici, COP 22, tenutasi pure qui in Marocco, ha attestato ancora una volta la presa di coscienza di molte Nazioni della necessità di proteggere il pianeta in cui Dio ci ha posto a vivere e di contribuire a una vera conversione ecologica per uno sviluppo umano integrale”. E’ in una vera solidarietà tra le nazioni e i popoli per trovare “soluzioni giuste e durature ai flagelli che minacciano la casa comune e la sopravvivenza stessa della famiglia umana” insieme a un “dialogo paziente e prudente, franco e sincero, che possiamo sperare di trovare risposte adeguate, per invertire la curva del riscaldamento globale e riuscire a sradicare la povertà (cfr Enc. Laudato si’, 175)”.