Nella “Christus vivit” l’esortazione postsinodale pubblicata oggi, Francesco scrive che la Chiesa deve avere fiducia nei giovani ed essi debbono credere in Gesù per credere in se stessi e nella loro capacità di cambiare.
Città del Vaticano (AsiaNews) – La Chiesa deve avere fiducia nei giovani ed essi debbono credere in Gesù per credere in se stessi e nella loro capacità di cambiare. E’ il messaggio di fondo di “Christus vivit” l’esortazione postsinodale di papa Francesco resa pubblica oggi.
Un documento molto lungo – 9 capitoli divisi in 299 paragrafi – che inizia con l’affermazione: “Cristo vive. Egli è la nostra speranza e la più bella giovinezza di questo mondo. Tutto ciò che Lui tocca diventa giovane, diventa nuovo, si riempie di vita. Perciò, le prime parole che voglio rivolgere a ciascun giovane cristiano sono: Lui vive e ti vuole vivo!”.
Il Papa inizia il suo ragionamento partendo da ciò che dei giovani dicono il Vecchio e il Nuovo Testamento. E “notiamo che a Gesù non piaceva il fatto che gli adulti guardassero con disprezzo i più giovani o li tenessero al loro servizio in modo dispotico”.
Giovane è anche la Chiesa che deve interrogarsi su perché ci sono giovani i quali la sentono “fastidiosa e perfino irritante”, “anche in ragioni serie e rispettabili: gli scandali sessuali ed economici; l’impreparazione dei ministri ordinati“, “il ruolo passivo assegnato ai giovani all’interno della comunità cristiana; la fatica della Chiesa di rendere ragione delle proprie posizioni dottrinali ed etiche di fronte alla società”. Chi è chiamato a essere pastore e guida dei giovani dovrebbe invece avere la capacità “di individuare percorsi dove altri vedono solo muri, è il saper riconoscere possibilità dove altri vedono solo pericoli”.
I giovani, osserva poi Francesco, vivono in realtà drammatiche, dalla guerra alla tratta di esseri umani. “Molti giovani sono ideologizzati, strumentalizzati e usati come carne da macello o come forza d’urto per distruggere, intimidire o ridicolizzare altri. E la cosa peggiore è che molti si trasformano in soggetti individualisti, nemici e diffidenti verso tutti, e diventano così facile preda di proposte disumanizzanti e dei piani distruttivi elaborati da gruppi politici o poteri economici (n.73)”.
E c’è anche la forza di una cultura che esalta il modello giovanile di bellezza, di fatto “rubando” la gioventù (n.79), ed enfatizza esclusivamente la sessualità, rendendo difficile “vivere serenamente le relazioni affettive”. Anche per gli influssi di un mondo digitale “ormai un luogo irrinunciabile per raggiungere e coinvolgere i giovani” (87), che però è “anche un territorio di solitudine, manipolazione, sfruttamento e violenza (n.88)”. Senza dimenticare che vi operano giganteschi interessi economici, capaci di creare “meccanismi di manipolazione delle coscienze e del processo democratico”, diffondendo notizie false e fomentando pregiudizi e odio, anche contro la Chiesa (n.89)”.
Una Chiesa che commette peccati, come gli abusi sui minori, ma che “non ha paura di mostrare i peccati dei suoi membri (n.101)”. Un momento oscuro che “può essere davvero un’opportunità per una riforma di portata epocale, per aprirsi a una nuova Pentecoste (n.102)”. Perché “c’è una via d’uscita” in tutte le situazioni dolorose, come mostrano tanti giovani che, specie all’interno di una vita comunitaria, ce l’hanno fatta a non cadere nelle trappole e a mantenersi liberi vivendo la propria giovinezza come “un tempo di donazione generosa, di offerta sincera” di sé.
A loro e a tutti i giovani il documento annuncia tre grandi verità: La prima: “Dio ti ama, non dubitarne mai (n.112)”; la seconda: “Cristo ti salva”, “non dimenticare mai che Egli perdona settanta volte sette (n.119)”; la terza: "Egli vive!” E se "Egli vive, allora davvero potrà essere presente nella tua vita, in ogni momento, per riempirlo di luce (n.124)”. “Se riesci ad apprezzare con il cuore la bellezza di questo annuncio e a lasciarti incontrare dal Signore; se ti lasci amare e salvare da Lui; se entri in amicizia con Lui e cominci a conversare con Cristo vivo sulle cose concrete della tua vita, questa sarà la grande esperienza, sarà l’esperienza fondamentale che sosterrà la tua vita cristiana (n.129).
La giovinezza, sottolinea Francesco è l’età delle scelte, personali, professionali, sociali e politiche. “Vivete” li incita il Papa, ma “Non conoscerai la vera pienezza dell’essere giovane, se… non vivi l’amicizia con Gesù (n.150)”. “Non privare la tua giovinezza di questa amicizia”, “vivrai la bella esperienza di saperti sempre accompagnato (156)”. Il Papa ricorda che “Lo Spirito Santo vuole spingerci ad uscire da noi stessi, ad abbracciare gli altri... Per questo è sempre meglio vivere la fede insieme ed esprimere il nostro amore in una vita comunitaria (n.164)”, evitando il pericolo di “chiudersi in piccoli gruppi”. “Vedo che tanti giovani in tante parti del mondo sono usciti per le strade per esprimere il desiderio di una civiltà più giusta e fraterna... Sono giovani che vogliono essere protagonisti del cambiamento… Non lasciate che altri siano protagonisti del cambiamento! (n.174)”.
I giovani sono quindi chiamati ad essere “missionari coraggiosi”, testimoniando ovunque il Vangelo con la propria vita, “comunicate la fede che Lui vi ha donato (n.176)”. Ciò comporta respingere chi propone “di costruire un futuro senza radici, come se il mondo iniziasse adesso (n.179)”. E’ la proposta di “una spiritualità senza Dio, un’affettività senza comunità e senza impegno verso chi soffre, una paura dei poveri visti come soggetti pericolosi, e una serie di offerte che pretendono di farvi credere in un futuro paradisiaco che sarà sempre rimandato più in là (n.184)”.
I cambiamenti sociali e culturali hanno colpito anche la pastorale giovanile e “i giovani, nelle strutture consuete, spesso non trovano risposte alle loro inquietudini, alle loro esigenze, alle loro problematiche (n. 202)”. Bisogna allora “fare ricorso all’astuzia, all’ingegno e alla conoscenza che i giovani stessi hanno della sensibilità, del linguaggio e delle problematiche degli altri giovani (n.203)”. “Dobbiamo soltanto stimolare i giovani e dare loro libertà di azione”, esorta Francesco, e “ogni giovane trovi il coraggio di seminare il primo annuncio in quella terra fertile che è il cuore di un altro giovane (n.210)”. Da parte sua, la Chiesa offra “ambienti adeguati”. “Nelle nostre istituzioni dobbiamo offrire ai giovani luoghi appropriati, che essi possano gestire a loro piacimento e dove possano entrare e uscire liberamente, luoghi che li accolgano e dove possano recarsi spontaneamente e con fiducia per incontrare altri giovani sia nei momenti di sofferenza o di noia, sia quando desiderano festeggiare le loro gioie (n.218)”.
La pastorale giovanile deve divenire “popolare” e “deve essere sempre una pastorale missionaria (n.240)”. E i giovani hanno bisogno di essere rispettati nella loro libertà, ma anche “di essere accompagnati” dagli adulti, a cominciare dalla famiglia e quindi dalla comunità (n.242). Famiglia, comunità e istituzioni educative sono di aiuto per la cosa fondamentale: “discernere” e capire la nostra vocazione. “E’ un compito che richiede spazi di solitudine e di silenzio", per una chiamata al servizio missionario verso gli altri, “Perché la nostra vita sulla terra raggiunge la sua pienezza quando si trasforma in offerta (n.254)”. Così è per il matrimonio che “ha due scopi: amarsi e generare vita. È una passione... Il vero amore è appassionato (n.261)”. E “credere che nulla può essere definitivo è un inganno e una menzogna… vi chiedo di essere rivoluzionari, vi chiedo di andare controcorrente (n.264)”.
“Nel discernimento di una vocazione non si deve escludere la possibilità di consacrarsi a Dio... Perché escluderlo? Abbi la certezza che, se riconosci una chiamata di Dio e la segui, ciò sarà la cosa che darà pienezza alla tua vita (n.276)”.
A conclusione del documento, Francesco scrive: "Cari giovani, sarò felice nel vedervi correre più velocemente di chi è lento e timoroso”. “La Chiesa ha bisogno del vostro slancio, delle vostre intuizioni, della vostra fede… E quando arriverete dove noi non siamo ancora giunti, abbiate la pazienza di aspettarci (n.299)”. (FP)