Gli imputati erano stati condannati alla pena di morte del 2016. Essi erano accusati di aver gettato in una fornace i coniugi cristiani, incolpati con false accuse di blasfemia. Attivista: “Chiediamo alla Corte suprema di mettere in luce le pressioni esercitate dagli estremisti nel caso di Shama e Shahzad”.
Lahore (AsiaNews) – L’Alta corte di Lahore ha assolto due uomini accusati di aver linciato e bruciato vivi Shahzad Masih e sua moglie Shama, una coppia cristiana di umili origini che essi ritenevano colpevole di blasfemia. Nel 2016 il Tribunale anti-terrorismo di Lahore aveva condannato alla pena di morte i due prosciolti e altre tre persone, per le quali i giudici hanno confermato la sentenza. Hamza Arshad, educatore e giornalista, protesta: “L’omicidio non è avvenuto di nascosto in qualche zona remota del Paese. L’intero villaggio era presente. C’erano moltissimi testimoni. Seppur qualcuno non abbia partecipato, tutti sapevano, compresa la polizia”.
Gli assolti sono Muhammad Hanif e il predicatore Hafiz Ishtiaq; gli altri tre aguzzini sono Mehdi Khan, Riaz Kambo e Irfan Shakoor. Prima di loro, nel marzo 2018 lo stesso tribunale aveva liberato altri 20 accusati riconoscendo loro il beneficio del dubbio.
Il grave episodio di discriminazione religiosa è avvenuto nel 2014. I coniugi sono stati lapidati e gettati vivi nella fornace del mattonificio in cui Shahzad lavorava come manovale. Contro di loro il 4 novembre 2014 era stata diffusa l’accusa di blasfemia, che aveva scatenato la furia omicida di 400 persone. In realtà l’imputazione per oltraggio all’islam sarebbe servita a vendicare un debito non pagato dal cristiano al datore di lavoro musulmano. Al momento della violenza, la donna era incinta del quinto figlio.
Hamza Arshad commenta: “Viviamo in un Paese in cui un giudice dell’Alta corte è costretto a fuggire dopo aver condannato il killer del governatore [del Punjab, Salman Taseer - ndr]. La liberazione di Asia Bibi è una buona notizia, ma gli eventi dimostrano il potere degli estremisti. Lo Stato deve mostrare la sua forza. La sentenza è frutto di un processo inadeguato e della cecità della giustizia nei confronti delle minoranze emarginate”.
Secondo Naveed Walter, presidente di Human Rights Focus Pakistan, “è scioccante che dopo cinque anni ancora non sia stata fatta giustizia per le vittime. Tanti processi delle minoranze vengono ritardati e languono nelle corti per anni. È risaputo che nei casi processuali in cui le minoranze sono le vittime, la giustizia si rallenta a causa dell’influenza dei gruppi religiosi che esercitano pressione sui giudici. Ritardare la giustizia incoraggia ancora di più i colpevoli”.
Samson Salamat, presidente del Rwadari Tehreek (Movimento interreligioso per la tolleranza), aggiunge: “L’assoluzione di due imputati su cinque getta nella delusione le minoranze religiose già terrorizzate. Ormai esse credono che la giustizia non sarà fatta neppure per gli altri tre. Siamo preoccupati per la deriva del sistema giudiziario che non dà sicurezza alle minoranze in caso di attacco alle persone, ai luoghi di culto e alle loro proprietà. Chiediamo alla Corte suprema di mettere in luce le pressioni esercitate dagli estremisti nel caso di Shama e Shahzad, perché queste pressioni sono sotto i riflettori in casi simili”.