Ottawa non vuole immondizia da Kuala Lumpur. Singapore fatica a riciclare

Negli ultimi mesi, nel Sud-est asiatico l’immondizia straniera è diventata causa di attriti diplomatici. Un numero crescente di Paesi della regione chiede alle nazioni ricche di riprendersi la propria spazzatura. L’unica discarica di Singapore sarà piena entro il 2035, un decennio prima del previsto.


Kuala Lumpur (AsiaNews/Agenzie) – Il governo di Ottawa non ha intenzione di prendere in consegna i rifiuti di plastica prodotti in Canada e al momento parcheggiati sulle coste della Malaysia. Lo ha dichiarato ieri un portavoce del ministero dell'ambiente canadese. Alla fine del maggio scorso, Kuala Lumpur aveva dichiarato che avrebbe rispedito 3mila tonnellate di rifiuti di plastica in 14 Paesi di origine, tra cui il Canada. Un numero crescente di Paesi in tutto il Sud-est asiatico chiede alle nazioni sviluppate di riprendersi la spazzatura spedita sulle loro coste, sostenendo che parte di essa ha varcato i confini in modo illegale. Mentre la regione fa i conti con una delle crisi ambientali più gravi degli ultimi anni, Singapore fatica a mettere in atto una efficace politica per il riciclo della spazzatura.

Gabrielle Lamontagne, portavoce del ministero dell’Ambiente di Ottawa, dichiara: “Non vi sono piani per il governo canadese di raccogliere rifiuti in Malesia”. La funzionaria aggiunge che il Canada non ha ricevuto informazioni su eventuali spedizioni di rifiuti dal suolo nazionale verso la Malaysia e che il ministero ha contattato Kuala Lumpur per maggiori dettagli. Il Paese nordamericano afferma di non aver ricevuto alcuna indicazione su quanta spazzatura sia di origine canadese.

Negli ultimi mesi, nel Sud-est asiatico l’immondizia straniera è diventata causa di attriti diplomatici. Lo scorso 31 maggio, Ottawa ha accettato la spedizione di 69 container e posto fine ad un lungo contenzioso con le Filippine. Esso ha visto il presidente Rodrigo Duterte minacciare di “salpare verso il Canada e scaricare la spazzatura lì”. Manila ha anche richiamato l’ambasciatore ed i consoli, dopo che Ottawa aveva mancato la precedente scadenza per riprendersi il carico.

Gli “sporchi segreti” della multimiliardaria industria dei rifiuti sono venuti alla luce nell'estate del 2017: la Cina, che per decenni è stata il maggiore importatore mondiale di materiali riciclabili, ha annunciato l'intenzione di chiudere i propri confini a 24 categorie di rifiuti riutilizzabili. Tra questi vi sono diversi tipi di scarti di plastica e carta mista. Il divieto è entrato in vigore il 1° gennaio 2018 ed i suoi effetti si sono propagati in tutto il mondo.

Tra quanti spediscono rifiuti riciclabili a Paesi come Malaysia, Vietnam e Indonesia vi è anche Singapore. Nota come il luogo migliore per fare affari, la città-Stato fatica a frenare gli sprechi. L'unica discarica di Singapore, a Pulau Semakau, sarà piena entro il 2035, un decennio prima del previsto.

Per questo, negli ultimi anni il governo di Singapore ha messo in atto diverse iniziative per promuovere il riciclo dei rifiuti. Tra queste vi sono la costruzione di un sistema integrato di gestione della spazzatura dal valore di 2,22 miliardi di dollari Usa, macchinari per la trasformazione di scarti alimentari presso le mense pubbliche ed il passaggio di nuove leggi.

Nel 2018, Singapore ha generato 7,7 milioni di tonnellate di rifiuti, sufficienti a riempire 15mila piscine olimpioniche. Mentre gli esperti registrano una diminuzione di 9mila tonnellate dal 2017, non risultano progressi sul fronte riciclaggio, dove si è verificato un calo di 90mila tonnellate. Nel complesso, il riciclaggio nazionale è sceso dal 61% al 60%, seppur sostenuto dal rispettabile 74% del settore industriale.