Barham Salih ha consegnato ieri al primate caldeo la lettera di invito ufficiale al pontefice in Iraq. Il Paese è “culla della civiltà” e “luogo di nascita di Abramo, padre dei fedeli”. La presenza di papa Francesco “pietra miliare” nel processo di guarigione dopo le violenze jihadiste. E le sue parole “fonte di incoraggiamento e conforto”.
Baghdad (AsiaNews) - La visita di papa Francesco in Iraq sarà di “immenso conforto” per tutta la popolazione, che si sta ancora riprendendo dalle devastazioni causate dai quattro anni di dominio dello Stato islamico (SI, ex Isis). Un passato recente contraddistinto da diffuse persecuzioni ai danni delle minorane, compresa quella cristiana. È quanto scrive il presidente Barham Salih, nella lettera indirizzata al pontefice e consegnata nelle mani del primate caldeo card Louis Raphael Sako (nella foto). Il porporato, accompagnato dall’ausiliare di Baghdad mons. Basilio Yaldo, ha incontrato ieri al Palazzo della pace il capo di Stato irakeno, il quale gli ha consegnato l’invito ufficiale in Iraq.
“Sono onorato - scrive il presidente della Repubblica - di estendere in via ufficiale l’invito a Vostra Santità perché visiti l’Iraq, la culla della civiltà e il luogo di nascita di Abramo, il padre dei fedeli e messaggero delle religioni divine”. La visita del papa, aggiunge Salih, sarà “una opportunità per ricordare e sottolineare all’Iraq e al mondo che questa terra ha affidato all’umanità le prime leggi, l’agricoltura irrigua e un patrimonio di collaborazione fra persone” di religioni diverse.
Nella missiva, il presidente della Repubblica si augura inoltre che questa “storica” visita del pontefice sia “una pietra miliare nel processo di guarigione”. L’auspicio, prosegue, è che l’Iraq possa tornare a essere “una terra di pace, dove il mosaico delle fedi e delle religioni convive in armonia” come “è avvenuto per millenni” prima dell’invasione Usa del 2003 e dell’ascesa jihadista.
“Negli ultimi quattro anni - osserva Salih - l’Iraq è stato un luogo di guerra e di immense sofferenze”. L’assalto dei gruppi estremisti nel recente passato “ha provocato devastazioni inimmaginabili per i cristiani e per le altre comunità irakene”. “Con la liberazione della nostra terra - aggiunge - inizia un lungo processo di guarigione, riconciliazione e ricostruzione. Dato che Vostra Santità ha sempre mostrato profonda cura e attenzione verso le persone più vulnerabili e sofferenti, sono sicuro che le vostre parole di incoraggiamento e di grazia saranno di immenso conforto per molti irakeni che si stanno ancora oggi riprendendo dalle devastazioni del conflitto”.
Ad accogliere il papa, scrive il capo di Stato, non ci saranno solo i cristiani “ma anche musulmani, Yazidi e persone di altre fedi”, che sono “legate di un impegno comune per un futuro migliore fondato sui valori di pace e dignità”. “L’Iraq - conclude Salih - è stato la casa di una comunità cristiana vivace e diversificata per quasi duemila anni. Se le guerre recenti hanno ridimensionato, anche di molto, il numero, noi ci impegniamo a garantire che i cristiani irakeni possano godere ancora una volta di sicurezza e prosperità”.
Papa Francesco ha annunciato il proposito di visitare il Paese ai primi di giugno, durante la 92ma assemblea plenaria della Riunione delle Opere di Aiuto alle Chiese Orientali (Roaco). “Un pensiero insistente - queste le parole del papa - mi accompagna pensando all’Iraq, dove ho la volontà di andare il prossimo anno”. Un evento che sarà fonte “di grande gioia ed emozione” come ha sottolineato il card Sako ed è atteso anche dalle centinaia di migliaia di profughi di Mosul e della piana di Ninive. Ringraziando il presidente irakeno per l’invito, il primate caldeo ne ha sottolineato il ruolo a sostegno dei cristiani e il suo sforzo in un’ottica di “unità” fra le diverse anime del Paese.