Ministro libanese: l’inquinamento del fiume Litani una ‘catastrofe nazionale’

Il titolare dell’industria Waël Bou Faour auspica provvedimenti urgenti per arginare la crisi. Fra le prime misure, la chiusura temporanea di fabbriche lungo il corso d’acqua. Installati impianti di depurazione in 49 aziende su un totale di 63. In pochi mesi registrate decine di infrazioni. 


Beirut (AsiaNews/Agenzie) - Il livello di inquinamento del fiume Litani ha raggiunto livelli allarmanti e rappresenta una “catastrofe nazionale”, contro la quale è urgente intervenire. Per questo, fra i primi provvedimenti ci potrebbe essere la chiusura (temporanea) delle imprese che sorgono nei pressi del corso d’acqua. È quanto ha affermato oggi il ministro libanese dell’Industria Waël Bou Faour, che anticipa provvedimenti di ripiego in attesa di un intervento più complessivo per salvaguardare uno dei più importanti bacini del Paese.

Per molto tempo il Litani è stata una delle risorse naturali più preziose per il Libano; tuttavia, oggi è l’epicentro di quella che viene definita una catastrofe ambientale. Negli anni ’60 era possibile innaffiare i legumi con le sue acque o fare il bagno in tutta tranquillità. Oggi, invece, gli studi mostrano un peggioramento progressivo e condizioni sanitarie pessime. 

“Il livello [di inquinamento del fiume Litani] - ha affermato il ministro durante una conferenza stampa - può essere considerato come una catastrofe nazionale. Quanto non sono colpiti oggi in modo diretto da questo inquinamento catastrofico, lo saranno in un futuro più o meno remoto”. 

“Non possiamo confermare o smentire - ha proseguito Waël Bou Faour - che la contaminazione [del fiume] sia o meno la causa di malattie, anche gravi, e dei casi di cancro”. Egli ha però avvertito che è necessario prestare la massima attenzione e che “sono stati installati impianti di depurazione in 49 fabbriche, su un totale di 63” che sorgono lungo il corso d’acqua. “Saremo costretti a chiudere temporaneamente - ha avvertito - quanti non rispettano queste misure”. 

Nel marzo scorso il premier libanese Saad Hariri aveva deciso di creare una commissione di 17 membri, chiamata a prendere provvedimenti drastici per arginare la crisi ambientale che caratterizza il Litani, il fiume più lungo del Paese dei cedri. La commissione, dotata di vaste prerogative, è formata da rappresentanti di vari ministeri e di enti pubblici, fra qui il dipartimento nazionale del Litani, oltre che i governatori delle regioni attraversate. 

In questi mesi l’Ufficio nazionale del Litani ha registrato diverse decine di infrazioni, dalla creazione di centri (abusi) per l’accoglienza dei profughi alle fabbriche irregolari sulle sue rive.