Cisgiordania, Israele approva nuove case: 700 per i palestinesi, 6mila per coloni ebraici

Il provvedimento preso alla vigilia della visita del consigliere speciale Usa Jared Kushner. Non è chiaro se le abitazioni saranno nuove o parte di una sanatoria che riguarda unità preesistenti. Interessata l’area C, che comprende circa il 60% dell’intero territorio della Cisgiordania.


Gerusalemme (AsiaNews/Agenzie) - Israele ha approvato la costruzione di almeno 6mila nuove case per coloni ebraici nei Territori occupati della Cisgiordania, sotto il suo controllo. Al contempo, le autorità hanno dato il via libera alla realizzazione di 700 nuovi appartamenti per i palestinesi. È quanto afferma una fonte ufficiale del governo israeliano, secondo cui il provvedimento sulle unità abitative riguarda l’area C e giunge alla vigilia della visita di Jared Kushner, genero di Trump e suo consigliere speciale per il Medio oriente.

La fonte, che ha parlato in condizioni di anonimato, non ha voluto precisare se le case saranno frutto di nuove costruzioni o parte di una sanatoria di quelle già esistenti, che riceveranno una approvazione retroattiva. Analisti ed esperti sottolineano che l’autorizzazione estesa ai palestinesi, sebbene di gran lunga inferiore, è una mossa del premier Benjamin Netanyahu in vista della campagna elettorale, dove potrà rivendicare “sforzi” a favore del piano di pace del genero di Trump.

Proprio la questione delle unità abitative e dei permessi di costruzione sono uno dei temi al centro del viaggio di Kushner, al quale l’inquilino della Casa Bianca ha affidato l’incarico di elaborare il piano di pace israelo-palestinese. Nelle scorse settimane la leadership Usa ne ha svelato alcuni aspetti economici nel contesto di una conferenza in Bahrain, ma il progetto in tutti i suoi aspetti dovrebbe essere svelato dopo le elezioni politiche di settembre in Israele. 

L’area C comprende circa il 60% dell’intero territorio della Cisgiordania. Secondo quanto prevedono gli accordi ad interim del 1993, Israele ha il controllo amministrativo e della sicurezza della zona, al cui interno sono concentrati la gran parte degli insediamenti della West Bank. I palestinesi rivendicano il controllo di tutto il territorio, in previsione di un futuro Stato, ma le rivendicazioni sono finora cadute nel vuoto e Israele continua a rafforzare la politica di espansione.

Gli insediamenti sono comunità abitate da civili e militari israeliani e costruite nei territori conquistati dopo la Guerra dei sei giorni del giugno del 1967, in Cisgiordania, a Gerusalemme Est, nelle Alture del Golan e nella Striscia di Gaza. Nel 1982 Israele si è ritirata dagli insediamenti nel Sinai dopo aver firmato l’accordo di pace (1979) con l’Egitto e nel 2005 l’ex premier Sharon ha ordinato lo smantellamento di 17 colonie nella Striscia di Gaza.

Al momento le colonie - illegali secondo il diritto internazionale - si trovano a Gerusalemme Est, Cisgiordania e Alture del Golan. Secondo dati del ministero israeliano degli Interni, quelle riconosciute in Cisgiordania sono almeno 133 - cui si aggiungono un centinaio di “avamposti” - e ospitano circa 600mila persone. A Gerusalemme Est vivono 300 mila israeliani e 20 mila nel Golan.

Nel 2017 l’esecutivo ha speso 1.650 miliardi di nuovo shekel israeliano per gli insediamenti (460 milioni di dollari), con un aumento rispetto agli 1,189 miliardi dell’anno precedente. Si tratta della somma più importante nell’ultimo decennio.