Islamabad, cristiani e musulmani contro l’isolamento del Kashmir indiano
di Kamran Chaudhry

Resta alta la tensione per le misure di sicurezza imposte da New Delhi nel territorio conteso. Quello di Jammu e Kashmir è l’unico Stato a maggioranza islamica della federazione indiana. L’ex segretario esecutivo della Commissione Giustizia e pace chiede un referendum per stabilire a quale nazione spetti la sovranità.


Lahore (AsiaNews) – Organizzazioni cristiane stanno prendendo parte a raduni organizzati in tutto il Paese in solidarietà con il popolo del Kashmir, contro le violazioni dei diritti umani nel territorio amministrato dall’India. La Chiesa presbiteriana del Pakistan sta organizzando una “manifestazione pacifica contro le atrocità indiane”, che avrà luogo il prossimo 9 agosto presso la rotonda Liberty di Lahore. Due giorni fa, le autorità indiane hanno isolato gran parte della regione contesa cancellato la sua autonomia, finora garantita dalla Costituzione; New Delhi ha già inviato migliaia di truppe aggiuntive nell’unico Stato a maggioranza islamica della federazione.

Il rev. Amjad Niamat, presidente della Presbyterian Ecumenism and Interfaith Harmony Commission, dichiara ad AsiaNews: “Condanniamo la mossa del governo indiano di revocare l'articolo 370 della Costituzione, che riconosce privilegi speciali allo Stato di Jammu e Kashmir, e l'articolo 35-A, che vieta i diritti di proprietà per chi non è nato nel territorio. Questo è l'attacco più grave contro il Kashmir da quando è stato annesso all'India, nel 1948”. “New Delhi – prosegue Niamat – ha fatto molti passi indietro, passando da Stato secolare a fondamentalista. Chiediamo una soluzione politica e democratica, in accordo con le risoluzioni passate delle Nazioni Unite (Onu): la violenza non risolverà nulla”.

Farooq Tariq, portavoce musulmano dell’Awami Workers Party (il Partito dei Lavoratori), chiede la demilitarizzazione del Kashmir e afferma: “Tutte le truppe, che appartengano all'esercito indiano o quello del Pakistan, dovrebbero restar fuori dalla regione. Allo stesso modo, rifiutiamo l'offerta del presidente degli Stati Uniti di mediare in Kashmir. Respingiamo anche le richieste degli estremisti religiosi, secondo cui il Kashmir dovrebbe diventare parte del Pakistan. Il territorio ha cultura e tradizioni proprie, va considerato come una nazione indipendente”.

Il professore cattolico Anjum James Paul, presidente dell'Associazione degli insegnanti per le minoranze pakistane, esprime preoccupazione per le crescenti tensioni tra India e Pakistan. “Le minoranze in entrambi i Paesi non sono al sicuro, in mezzo a rinnovata follia della guerra”. P. Bonnie Mendes, ex segretario esecutivo della Commissione Giustizia e pace della Conferenza episcopale pakistana, invoca un referendum sotto l’egida dell’Onu per stabilire a quale nazione spetti la sovranità su Jammu e Kashmir. “Basta con la brutalità in quelle terre. L'uso della forza non può mai portare ad una pace duratura. Lasciamo che il popolo del Kashmir decida il proprio destino”, dichiara il sacerdote.