Le monarchie del Golfo contro Israele per le violenze alla Spianata delle Moschee

Scontri fra fedeli e polizia sono divampate ieri mattina, durante la festa musulmana del Sacrificio e la ricorrenza ebraica di Tisha B’Av. Il primo bilancio parla di due arresti, decine di palestinesi feriti e 15 ricoverati in ospedale. Dopo un divieto iniziale, la polizia ha consentito l’ingresso degli ebrei nel luogo sacro. L’estrema destra israeliana soffia sulle tensioni. 


Gerusalemme (AsiaNews/Agenzie) - Le ricche monarchie del Golfo si uniscono alla Giordania nella condanna di Israele, ritenuta responsabile degli scontri di ieri alla Spianata delle Moschee fra fedeli musulmani e forze di polizia con la Stella di David. Le violenze, che hanno causato due arresti, il ferimento di decine di palestinesi (15 dei quali hanno dovuto ricorrere a cure in ospedale), sono divampate in occasione della festa islamica del sacrificio (Eid Al Adha) e la ricorrenza ebraica di Tisha B’Av. Nella giornata di lutto e digiuno, gli ebrei commemorano la distruzione del primo e del secondo tempio a Gerusalemme. 

Riyadh e Doha alimentano il risentimento del mondo musulmano contro Israele, per l’uso della forza verso i palestinesi alla moschea di al-Aqsa, il monte del Tempio per gli ebrei, Il ministero saudita degli Esteri denuncia “le forze di occupazione israeliane” che hanno “assalito” il luogo sacro musulmano e “attaccato i fedeli nel primo giorno di Eid Al-Adha”. 

I vertici del regno saudita si appellano alla comunità internazionale per garantire “protezione” al popolo palestinese dalle politiche “aggressive” di Israele che minano “i diritti” della popolazione. Una simile condanna arriva anche dal Qatar, che parla di “aggressione israeliana” al luogo sacro, verso la quale tutte le nazioni al mondo devono mostrare un sentimento unanime di condanna. 

Gli scontri sono divampati verso le 9.30 di ieri mattina, in seguito alla decisione della polizia - che in un primo momento aveva bloccato gli accessi - di consentire l’ingresso alla Spianata delle Moschee anche per i fedeli ebraici a dispetto del “rischio elevato di scontri”. Almeno 600 gli ebrei che hanno potuto varcare la soglia del Monte del Tempio nella mattinata e una seconda visita era prevista per il primo pomeriggio, della durata di un’ora. Fonti locali riferiscono che le forze di polizia avrebbero sparato granate stordenti e bombolette di gas lacrimogeni, dopo che i fedeli hanno iniziato a lanciare oggetti e a urlare “slogan nazionalistici”.

Una decisione che le autorità giordane, le quali controllano l’area attraverso la fondazione musulmana Waqf, hanno criticato definendola una “palese violazione” da parte di Israele del luogo sacro musulmano proprio in concomitanza con l’inizio della festa del Sacrificio. Diversa l’opinione di numerose personalità istituzionali e governative israeliane, secondo cui non andava impedito l’accesso alla spianata. 

Gilad Erdan, ministro israeliano della Pubblica sicurezza, aveva dichiarato in precedenza he la chiusura del Monte del Tempio durante le feste musulmane “non è parte dello status quo” e che la decisione va valutata di volta in volta, in base a criteri riguardanti l’ordine pubblico e la sicurezza. Partendo dal gran numero di fedeli musulmani che affollano l’area per le celebrazioni. Negli ultimi anni è cresciuta la campagna di pressione di attivisti e politici della destra israeliana sulla polizia, rendendo sempre più difficile la scelta di impedire l’accesso agli ebrei all’area durante la festa di Tisha B’Av e l’inizio dell’Eid Al Adha. 

Per il movimento radicale ebraico United Right la chiusura del monte del Tempio è una “disgrazia nazionale”. Il ministro dei Trasporti Bezalel Smotrich attacca quanti si inchinano “al terrore e alla violenza” degli arabi nel “luogo più sacro per il popolo ebraico” e che ha innescato una “perdita alla radice del potere di deterrenza” verso i palestinesi in molti altri fronti.