Bangkok e Naypyidaw, intesa per il ritorno di 700 vittime della tratta

Il rimpatrio avverrà nel corso di un anno ed in due o tre lotti. In Thailandia, le vittime della tratta sono soprattutto lavoratori sfruttati, mendicanti o schiave del sesso. Bangkok rispedirà in Myanmar anche i migranti irregolari.


Yangon (AsiaNews/Agenzie) – Il governo thai rimanderà in Myanmar circa 700 vittime del traffico di esseri umani trattenute in strutture per la riabilitazione, dopo che le autorità di Bangkok avranno provveduto al loro riconoscimento. Lo hanno annunciato lo scorso 8 agosto funzionari dei due Paesi, al termine di un incontro tenuto a Yangon.

Le delegazioni hanno illustrato il piano durante la conferenza stampa che ha chiuso il “23mo Incontro per la gestione del caso Myanmar-Thailandia sul ritorno ed il reinserimento delle vittime della tratta”. Sunee Srisangatrakullert, direttore della Divisione thai per la lotta al traffico di esseri umani, ha dichiarato che il trasferimento avverrà “nel corso di un anno ed in due o tre lotti”.

Sunee ha affermato che le persone trafficate in Thailandia rientrano in tre categorie: vittime del lavoro forzato, individui costretti a chiedere l'elemosina e donne indotte alla prostituzione. Negli ultimi due anni, ha aggiunto, il numero di cittadini birmani coinvolti nel fenomeno è stato maggiore di quello delle vittime provenienti da Laos o Cambogia.

La Thailandia rispedirà in Myanmar anche i lavoratori migranti irregolari, arrestati mentre tentavano di transitare nel Paese per entrare in Malaysia. In base ad un accordo tra i due Paesi, essi torneranno a casa senza dover trascorrere del tempo in prigione. Ogni sei mesi, Naypyidaw e Bangkok tengono una riunione per discutere il trasferimento delle vittime della tratta.

Ogni mese, fino a 20mila lavoratori birmani entrano in modo legale in Thailandia per trovare un impiego. Tuttavia, un numero sconosciuto entra o attraversa il Paese senza regolare documentazione. Secondo fonti delle Nazioni Unite (Onu), oggi in Thailandia vi sono circa 4,9 milioni di migranti. Essi costituiscono oltre il 10% della forza lavoro. La maggior parte proviene da nazioni povere del Sud-est asiatico.