Tibet, arrestati 5 monaci che non volevano denunciare il Dalai Lama

Dopo l'arresto, oltre 400 religiosi dimostrano in modo pacifico in segno di solidarietà.  


New Delhi (AsiaNews/Agenzie) – Le autorità cinesi hanno arrestato 5 monaci tibetani che rifiutavano di denunciare il Dalai Lama, loro leader spirituale, e di riconoscere il Tibet come parte della Cina. Lo riporta il Centro tibetano per i diritti umani e la democrazia.

I 5 monaci sono stati espulsi dal monastero Drepung, a Lhasa, e portati nell'Ufficio della pubblica sicurezza il 23 novembre scorso durante una sessione della campagna "per l'educazione patriottica", in corso nel monastero dall'inizio di ottobre.

Il 25 novembre oltre 400 monaci hanno tenuto una manifestazione pacifica di solidarietà vicino al tempio, ma soldati e poliziotti sono intervenuti ed hanno fermato la protesta: alcuni monaci che cercavano di resistere sono stati picchiati. Dallo stesso giorno nessuno ha il permesso di entrare o uscire dall'edificio dove la pubblica sicurezza ha stanziato degli uomini di guardia.

Nel corso della sua denuncia, il Centro tibetano - che si trova a Dharamsala, città indiana che ospita il Dalai Lama ed il governo del Tibet in esilio – ha chiesto una visita urgente in Tibet dell'investigatore capo dell'Agenzia Onu sulle torture.

La Cina definisce la sua occupazione del Tibet, in corso dal 1950, come una liberazione, che ha salvato i tibetani della regione dall'oppressione feudale. Pechino ha creato in maniera formale una Regione autonoma tibetana nel 1965, ma il Dalai Lama sostiene che questa non ha reale autonomia dal governo centrale.