Arrestata una bambina di 13 anni. La Xinhua condanna il dispregio della bandiera nazionale come un gesto di “blasfemia” verso la patria e il popolo. Le nuove bandiere della “Cina nazista”. Le accuse reciproche sui pagamenti a manifestanti pro-Cina e contro la Cina. Fu Guohao, giornalista del Global Times, riceve un premio di 100mila yuan.
Hong Kong (AsiaNews) – Il 16mo week-end di proteste del movimento anti-estradizione ha registrato ancora una volta invasioni di centri commerciali a Shatin, Kwai Fong, Sham Shui Po, West Kowloon; canti dell’inno “Gloria ad Hong Kong”; vandalismi, blocco delle strade verso l’aeroporto, lancio di mattoni e bottiglie molotov alla polizia, incendi e barricate a Tsing Yi e Mong Kok, fino a calpestare una bandiera cinese, imbrattarla e buttarla nel fiume. Da parte sua la polizia si è scontrata spesso con i membri più radicali del movimento, facendo alcuni arresti, fra cui una ragazza di 13 anni e un vecchio del gruppo “Proteggiamo i nostri figli”, composto di genitori che si intromettono negli scontri fra polizia e manifestanti per separarli e frenare le violenze delle forze dell’ordine.
A Shatin, manifestanti hanno tirato giù la bandiera cinese dal municipio, l’hanno trascinata nello shopping centre New Town Plaza e in fila, l’hanno calpestata imbrattandola e poi gettandola nel fiume Shing Mun.
Nella notte, la Xinhua ha condannato il dispregio della bandiera nazionale come un gesto di “blasfemia” verso la patria e il popolo. Durante questi mesi di proteste, è già avvenuto varie volte che i dimostranti brucino o dissacrano bandiere cinesi. Una legge ad Hong Kong vieta insulti alla bandiera cinese con una multa di 50mila dollari di HK e tre anni di prigione.
Nelle loro manifestazioni, i dimostranti spesso esibiscono bandiere cinesi in cui le stelle sono disposte come una croce uncinata, e la definiscono “Chinazi (Cina nazista)” (v. foto 2).
Proprietari di negozi, ristoranti e centri commerciali criticano in modo sempre più aspra la violenza vandalica dei radicali del movimento, che colpisce in profondità il loro commercio. Secondo alcuni di loro, i gruppi violenti sono pagati per distruggere, ma non si sa da chi.
In compenso, membri del movimento anti-estradizione affermano che i gruppi pro-Cina che osano scendere in strada con bandiere cinesi, ricevono fino a 2mila yuan; se rimangono feriti negli scontri con gli oppositori, ricevono 3mila yuan.
Un giornalista del Global Times, Fu Guohao, che è stato assalito da un gruppo di manifestanti anti-estradizione all’aeroporto di Hong Kong (foto 3), ha ricevuto un premio di 100mila yuan per la sua “performance”.
Fu Guohao era stato colpito e legato perché, con una maglietta a sostegno della polizia di Hong Kong, si diceva giornalista, ma si rifiutava di presentare la sua tessera ed aveva solo un visto turistico e non di lavoro. I manifestanti hanno pensato che egli fosse una spia o un poliziotto infiltrato.