Card. Suharyo: La Chiesa d’Indonesia, amore e servizio alla nazione
di Paolo Fossati

L’arcivescovo di Jakarta è tra 13 nuovi cardinali creati da papa Francesco nel concistoro dello scorso 5 ottobre. Ieri, ha incontrato i suoi concittadini a Roma e ribadito l’importanza dell’unità tra i gruppi etnici e religiosi indonesiani. Riguardo al Sinodo sull’Amazzonia: “La Chiesa può essere coscienza del mondo”.


Roma (AsiaNews) – La Chiesa indonesiana “è custode di un'eredità molto significativa; deve perciò continuare il cammino sul solco tracciato da chi ci ha preceduti e che trova espressione nell'amore per il nostro Paese”. Lo dichiara ad AsiaNews il card. Ignatius Suharyo Hardjoatmodjo, arcivescovo di Jakarta e presidente della Konferensi Waligereja Indonesia (Kwi) – la Conferenza episcopale indonesiana. Il presule è tra 13 nuovi cardinali creati da papa Francesco nel concistoro dello scorso 5 ottobre.

“Nella storia della nazione – prosegue il card. Suharyo – vi sono innumerevoli eventi che testimoniano il contributo dei cattolici. Per questo sono solito ripetere ai miei collaboratori che dobbiamo accogliere tale patrimonio con creatività, per fornire le risposte necessarie al contesto che serviamo. In fondo, credo che questo sia l'atteggiamento di base di tutta la Chiesa cattolica. Come indica la Gaudium et spes: ‘Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo’. La storia prosegue, l'ambiente cambia: dobbiamo adattarci alle nuove situazioni, ma il nostro atteggiamento rimane questo”.

L’arcivescovo di Jakarta afferma che “il pontificato di papa Francesco è ispirato dagli insegnamenti contenuti nel documento pastorale del Concilio vaticano II”. Il Sinodo sull’Amazzonia in corso ne è la prova: “Io – dichiara – non avrei mai pensato che un simile tema potesse esser discusso in un Sinodo dei vescovi. La Chiesa sta tentando di ‘socializzare’ il cambiamento climatico. Mi auguro che la gente comprenda la portata del problema e adotti nuovi stili di vita. Il nostro compito non è facile, ma a mio avviso la Chiesa può essere coscienza del mondo; tentare passi, anche piccoli, nella speranza che da essi derivino grandi trasformazioni. Non possiamo cambiare il mondo come fanno i potenti ed i leader delle nazioni, tantomeno opporci a loro. Ciascuno di noi è chiamato ad operare nel suo piccolo, diventare coscienza della propria comunità”.

Su iniziativa dell’Ambasciata della Repubblica indonesiana presso la Santa Sede (nella foto 3 l'ambasciatore Antonius Agus Sriyono), ieri pomeriggio il cardinale ha incontrato i suoi concittadini presso il Pontificio Collegio Missionario Internazionale San Paolo Apostolo. L’evento si è aperto con una celebrazione eucaristica a cui hanno preso parte quasi 200 persone. Ad assistere il card. Suharyo nella celebrazione della messa (foto 1 e 2) vi erano mons. Antonius Franciskus Subianto Bunyamin, vescovo di Bandung e segretario generale della Kwi; p. Lisandro Alirio Rivas Duran, rettore del Collegio; e circa 20 sacerdoti, quasi tutti indonesiani.

Durante l’omelia ed il ricevimento che ha seguito la funzione (foto 4), il cardinale ha ribadito ai presenti l’importanza dell’unità tra i gruppi etnici e religiosi indonesiani, valore posto a fondamento dello Stato. In particolare, l’arcivescovo di Jakarta ha citato la decisione di Sukarno – padre della Patria e primo presidente – di erigere la grande moschea di Istiqlal di fronte alla cattedrale di Santa Maria. Ricordando l’importante ruolo dei cattolici nella costruzione del Paese, ha infine invitato tutti i concittadini a “custodire il passato storico e assumersi la responsabilità di preservare l’armonia”.