Riyadh, repressioni e abusi sotto il potere di bin Salman

È quanto emerge da un rapporto di Human Rights Watch. Le riforme hanno “un costo elevato” per l’arresto di decine di dissidenti. Molti di questi hanno subito torture in carcere. Sui media di Stato campagne diffamatorie e calunniose verso gli arrestati. Il diritto “può essere sfidato a piacimento” dai leader politici. 


Riyadh (AsiaNews/Agenzie) - L’ascesa al potere nell’ultimo biennio del principe ereditario saudita Mohammad bin Salman (Mbs) è associata a una “crescente repressione e pratiche abusive”, che oscurano cambiamenti nell’ambito sociale e nei diritti delle donne. È quanto denunciano in un rapporto gli attivisti di Human Rights Watch (Hrw), che parlano di riforme “ad un costo elevato” perché accompagnate dall’arresto di decine di dissidenti, molti dei quali torturati. 

“Ciò che contraddistingue questi arresti - spiegano i curatori del rapporto di 62 pagine - è il numero e la varietà delle persone colpite in un breve periodo e le nuove pratiche repressive” adottate. In un anno sono finiti in carcere 30 oppositori e voci critiche della leadership saudita al potere.

Tuttavia, la campagna di repressione era già iniziata nel 2017 [anno dell’ascesa al potere di Mbs] con decine di arresti di attivisti, intellettuali e leader religiosi. L’ondata di arresti è stata accompagnata da articoli diffamatori e calunniosi sui media di Stato.

Nel regno saudita vige una monarchia assoluta sunnita, retta da una visione wahhabita e fondamentalista dell’islam. Le riforme introdotte negli ultimi due anni da Mbs hanno toccato la sfera sociale e i diritti, fra cui il via libera per la guida alle donne e l’accesso (controllato e in apposti settori) agli stadi. Tuttavia, gli arresti di alti funzionati e imprenditori, la repressione di attivisti e voci critiche e, in ultimo, la vicenda Khashoggi gettano un’ombra sul cambiamento.

“Lo Stato di diritto - sottolinea Hrw - resta fragile in Arabia Saudita e può essere sfidato a piacimento dai leader politici del Paese”. Re Salman e il principe ereditario bin Salman, aggiunge l’Ong, devono promuovere “nuove riforme” perché i cittadini sauditi possano “godere dei diritti umani di base”. Riyadh avrebbe infine utilizzato tecnologie di sorveglianza per violare account e profili di voci critiche del governo o installare spyware nei loro telefoni.