Inizia il voto degli irakeni all'estero, ma non in Italia
di Marta Allevato

Seggi allestiti in 15 nazioni. In Italia, una coppia originaria di Mosul racconta l'impossibilità di contribuire al processo politico del propro paese, ma guarda oltre.


Roma (AsiaNews) – Non potranno votare per il primo parlamento dell'Iraq dalla caduta di Saddam Hussein, ma nutrono "grande speranza" che il 15 dicembre diventi un "giorno di svolta" per il loro paese. Fadia e Uisam sono una coppia di cattolici caldei; originari di Mosul, vivono da alcuni anni in Italia. Uisam racconta che oggi - giorno del voto per gli irakeni all'estero - non potrà esprimere la sua preferenza perché "l'ambasciata in Italia non ha organizzato nulla per il voto e anche via internet non si riesce a partecipare". "Ci dispiace molto – continua – non poter contribuire al processo politico in atto in Iraq, dove ancora vivono i nostri familiari e amici". A questo proposito riferisce della situazione a Mosul, dove la sicurezza è ancora pochissima, soprattutto per i cristiani. Il vescovo caldeo, mons. Rahho – racconta – ha invitato la comunità ad avere come priorità la "convivenza".

Proprio oggi Uisam e Fadia hanno avuto un figlio, che sperano possa "prima o poi conoscere il suo paese". "Ancora non è possibile, ma almeno ora iniziamo a vedere una luce in fondo al tunnel".

Da Amman la Commissione elettorale indipendente irakena (Ieci), che cura il voto di circa un milione di irakeni all'estero - ha annunciato che le registrazioni e le operazioni di voto degli aventi diritto proseguiranno fino a giovedì.  Si potrà votare in 15 paesi: Iran, Giordania, Siria, Libano, Stati Uniti, Canada, Australia, Austria, Germania, Turchia, Svezia, Danimarca, Gran Bretagna Olanda e Emirati Uniti.

Intanto in Iraq ieri hanno già votato pazienti ospedalieri, prigionieri e forze di sicurezza. Il resto del paese andrà alle urne il 15 dicembre prossimo per eleggere l'Assemblea Nazionale. La sicurezza è ai massimi livelli: aeroporti e frontiere rimarranno chiusi da domani fino a venerdì o sabato; per tutta la durata delle votazioni nessun civile potrà circolare con armi, anche se in possesso di regolare permesso.