India: famiglie cattoliche costrette dalla miseria a convertirsi all'induismo

Nel villaggio di Roopapali più di 40 famiglie si sono convertite per poter usufruire delle sovvenzioni riservate ai poveri. Un insegnante: "avrei perso il mio lavoro". "Sono stati minacciati", dichiara un catechista.


Raipur (AsiaNews/Ucan) - Nel villaggio di Roopapali, 1400 km a sud-est di New Delhi, nell'arcidiocesi di Raipur, più di 40 famiglie cattoliche hanno deciso di abbandonare la loro fede a favore dell'induismo. Kaithabai Surjha, maestra in una scuola materna, ha dichiarato che "il sarpanch (capo del villaggio) mi ha informato che non avrei potuto  continuare il mio lavoro di insegnante se fossi rimasta cristiana". Suo marito Hemlal, un coltivatore, ha aggiunto che si è convertito all'induismo per ottenere i sussidi del governo stanziati per i dalit, la classe povera del sistema di caste indiano, dopo la decisione del governo di congelare i fondi destinati ai cattolici. La coppia, che si è sposata con rito cattolico e ha battezzato i 3 figli, ha poi dichiarato di aver chiesto al parroco di "non visitarli" e di "non mandare catechisti nel villaggio".

"Sono stati minacciati", ha dichiarato Abraham Narayan, un catechista parente di alcune famiglie convertite. Madhu Nag, un altro catechista che era solito visitare il villaggio, ha invece sottolineato che l'arcidiocesi aveva promosso molte iniziative a Roopapali, dato che la comunità cattolica era abbastanza numerosa. Ha inoltre spiegato che il cattolicesimo era stato annunciato circa 75 anni fa da missionari, che avevano anche aiutato gli abitanti durante un difficile periodo di carestia. Il problema, hanno detto i 2 catechisti, è che le famiglie cristiane hanno usufruito di benefici scolastici  riservati agli indù. La costituzione indiana garantisce infatti dei benefici ai dalit poveri per assistere la loro crescita socio-economica. Possono però usufruirne solo i dalit buddisti, indù e Sikh, e non i cristiani e i musulmani, in quanto non riconoscono il sistema delle caste.

Nel villaggio solo la famiglia di Kumar, un medico chirurgo, non si è convertita. "Siamo cristiani da generazioni", ha dichiarato Moosa, 65 anni, padre di Kumar e aderente alla Chiesa mennonita. "Siamo stati ostracizzati dal punto di vista sociale, economico e religioso – continua - ma non abbiamo paura della persecuzione, perché Gesù è con noi". Kumar ha deciso di non chiedere nessuna delle sovvenzioni economiche e lavorative riservate ai dalit.

Padre Swaminathan, prete del villaggio, ha rifiutato di commentare il caso che, secondo quanto dichiarato dai 2 catechisti Narayan e Nag, è stato aperto a seguito all'elezione contestata dai cristiani del candidato indù Rabbi Chowhan in un seggio riservato ai dalit. Chowhan dopo l'elezione ha dichiarato che non avrebbe permesso a bambini cristiani di registrarsi come indù e di iscriversi alle scuole e ha chiesto al governo di fare luce sui casi di cristiani che hanno ottenuto lavori o altri vantaggi grazie alle sovvenzioni del governo. Anche il partito indù Bharatiya Janata Party (BJP) ha cominciato una serie di indagini.