Cairo, attivista cristiano copto arrestato per ‘terrorismo e diffusione di fake news’

Nel mirino della magistratura Ramy Kamel, fra i fondatori della Maspero Youth Union. Dietro il fermo le denunce di violenze e abusi contro i cristiani nel sud del Paese. Egli testimoniava con i filmati il fenomeno crescente di espropri di beni e terreni da parte di musulmani. Attivista egiziano: lo Stato combatte oppositori e attivismo, non i terroristi. 


Il Cairo (AsiaNews) - La magistratura egiziana ha disposto un mandato di arresto a carico dell’attivista pro diritti umani Ramy Kamel, cristiano copto, con l’accusa di adesione a organizzazione terrorista e diffusione di false notizie. La conferma arriva dall’avvocato, secondo cui il provvedimento è stato emesso ieri e ha portato alla custodia cautelare del giovane, ora a disposizione dell’autorità giudiziaria.

Kamel è un attivista di primo piano e fra i fondatori della Maspero Youth Union, associazione per i diritti umani islamo-cristiana in prima linea nelle proteste che hanno animato le piazze del Paese nel 2011, sfociate poi nella caduta del regime di Hosni Mubarak. Nelle scorse settimane egli avrebbe diffuso in rete e sui social video e immagini delle violenze confessionali che stanno insanguinando l’Alto Egitto.

Egli non ha risparmiato critiche al governo e ai vertici dello Stato per non aver saputo frenare le violenze di matrice religiosa e settaria contro i cristiani nel sud. Al riguardo, egli ha condiviso sui social immagini di cristiani copti cacciati a forza dalle loro case dai vicini musulmani, sostenendo che le evizioni avvengono con il consenso tacito delle autorità locali. Dal momento dell’arresto la sua pagina Facebook risulta inaccessibile. 

Il legale del giovane, Atef Nazmy, riferisce che Kamel è stato prelevato dalla sua casa al Cairo nella notte del 24 novembre scorso da sette agenti in borghese. Il giorno successivo egli è stato oggetto di un lungo interrogatorio, al termine del quale la procura ha emesso l’ordine di arresto per “adesione a un gruppo terrorista, aver ricevuto finanziamenti esteri e pubblicato fake news”. Egli dovrà ora scontare 15 giorni di custodia cautelare, in attesa della chiusura dell’inchiesta. 

Ong e attivisti pro diritti umani affermano che oggi, in Egitto, vi sono almeno 60mila detenuti per reati politici e di opinione nelle carceri del Paese, ma il numero potrebbe essere ben più alto. Nel mirino delle critiche è finito anche il presidente Abdel Fattah al-Sisi, accusato di aver promosso una violenta repressione delle proteste e dell’attivismo a dispetto degli slogan di facciata in cui rivendica il ruolo di difensore delle minoranze, soprattutto i cristiani.  

Interpellato da Middle East Eye Mina Thabet, cristiano e già leader della Maspero Youth Union, oggi responsabile dei programmi su libertà e minoranze della Egyptian Commission for Rights and Freedoms (Ecrf), rivela che già da settimane Kamel era nel mirino dell’intelligence egiziana. Apparati della sicurezza lo hanno contattato, aggiunge, intimandogli di pubblicare denunce sui social, pena l’arresto.

I suoi post, aggiunge Mina Thabet, non aderiscono alla propaganda dello stato sui cristiani copti. “Il governo Sisi - prosegue l’attivista oggi a Londra - preferisce condurre una guerra contro l’opposizione, più del terrorismo”. Le accuse contro Kamel, conclude, sono una “farsa” e il governo sta “sottostimando” - forse in maniera voluta - la portata delle violenze confessionali nel Paese”.

In una nazione di quasi 95 milioni di persone a larga maggioranza musulmana, i cristiani [soprattutto copti] sono una minoranza consistente pari al 10% circa del totale. Fra il 2016 e il 2017 il Paese ha registrato una serie di attentati sanguinosi, che hanno coinvolto la stessa comunità cristiana. In relazione agli attacchi, a metà ottobre un tribunale militare ha condannato a morte 17 persone; tuttavia, il pugno di ferro delle autorità non è però servito a fermare le violenze.