Cina, docenti condannano la repressione di Dongzhou

Con una lettera aperta, firmata e pubblicata su internet, il gruppo chiede una lista dei nomi delle vittime, libertà di stampa e una revisione del sistema politico cinese che conduca alla democrazia.


Pechino (AsiaNews/Bbc) – Un gruppo di docenti e intellettuali cinesi ha scritto una lettera aperta che condanna l'uso di armi da fuoco contro i manifestanti nel villaggio di Dongzhou, nel sud del Paese. Nel paese la polizia paramilitare ha sparato la settimana scorsa contro una manifestazione di abitanti che protestavano per la requisizione delle loro terre nella provincia meridionale del Guangdong.

Il governo sostiene che vi siano stati 3 morti, ma gli abitanti parlano di almeno 20 vittime. La lettera suggerisce un paragone fra questo episodio e la violenta repressione del 1989 del movimento pro-democrazia di piazza Tiananmen.

La lettera, firmata, pubblicata su internet, chiede al governo di dare la lista dei nomi delle vittime. Si chiede inoltre un'inchiesta speciale sull'accaduto e la libertà per i giornalisti di scrivere sui fatti di Dongzhou, nei pressi della città di Shanwei.

Il testo descrive la Cina come una società in crisi, dove i ricchi prendono tutto ciò che possono dalle fasce sociali più povere facendo così aumentare il numero di confronti violenti. La lettera aperta è una mossa coraggiosa da parte degli intellettuali, che condannano il sistema politico cinese e sostengono che senza democrazia non si possono risolvere in maniera pacifica conflitti di questo tipo.

In effetti, il malcontento continua ad aumentare: le statistiche ufficiali parlano di oltre 74 mila manifestazioni popolari nei primi 6 mesi dell'anno. E' un segno della maggiore consapevolezza che la popolazione ha dei propri diritti, che conduce allo scontro con i corrotti rappresentanti locali e con gli industriali.