Verso una risoluzione "annacquata" sugli attentati in Libano

L'Onu prolungherà il mandato della commissione d'inchiesta sull'omicidio Hariri, ma non le sarà consentito di indagare autonomamente sugli altri assassini. Per Mehlis la tensione fra la Siria e  Hariri "un buon motivo" per l'attentato al leader libanese. Una nuova "lista nera" di politici da uccidere.


Beirut (AsiaNews / Agenzie) - Prosecuzione del lavoro della commissione d'inchiesta internazionale sull'assassinio dell'ex primo ministro libanese Rafic Hariri, ma solo "collaborazione" con quelle che le autorità libanesi mettessero in opera per indagare sugli attentati avvenuti dopo il primo ottobre 2004. Sarà questo, con ogni probabilità il testo della nuova risoluzione che l'Onu dovrebbe approvare domani, dopo la presentazione del secondo rapporto della commissione guidata da Detlev Mehlis. Che, in un'intervista al quotidiano di Beirut L'Orient Le jour ha affermato che i 19 sospettati per l'attentato "sono solamente siriani e libanesi" ed ha espresso la convinzione che "la tensione fra la Siria ed il primo ministro Hariri poteva essere un buon motivo per l'assassinio del leader libanese".

Lo stesso Mehlis, poi, pur rifiutandosi di parlare di possibili legami tra il momento della presentazione del suo rapporto e l'attentato costato la vita a Gebran Tueni, "perché potrei fare solo speculazioni, e non è il mio compito", ha ricordato che già 3 mesi fa aveva prospettato la possibilità che il direttore di "An Nahar" venisse ucciso.

"Un testimone ci aveva parlato della lista di obiettivi di attentati dei quali ha parlato anche la stampa.  Noi non eravamo veramente sicuri che l'informazione venisse da lui, o che fosse frutto di ciò che aveva letto. Abbiamo comunque passato la notizia alle autorità libanesi ed io ero convinto che avessero preso le misure necessarie per garantire la sicurezza di Tueni". Della lista, secondo le notizie di stampa alle quali si riferisce Mehlis, farebbero parte anche il patriarca maronita Nasralah Sfeir, il leader druso Walid Joumblatt ed il capo delle Forze libanesi, Samir Geagea. Oggi però il quotidiano Al-Balad, citando fonti parlamentari e governative, fornisce una nuova "lista nera" che comprenderebbe, con Joumblatt, i deputati Marwan Hamadé (druso), Waël Abou Faour (druso), Samir Frangié (alleato del Partito del futuro di Saad Hariri), Elias Atallah (Sinistra democratica) e Farid Makari (Partito del futuro).

A Beirut aumenta intanto l'attesa per la nuova risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'Onu, che domani tornerà ad occuparsi del Paese dei cedri. A New York si parla di "annacquamento" della proposta predisposta dalla Francia, appoggiata da Usa e Gran Bretagna. Essa prevedeva la proroga al 15 giugno 2006 del mandato della commissione sull'assassinio di Hariri, allargandone le competenze agli altri omicidi politici successivamente perpetrati in Libano. Era la richiesta avanzata dalla maggioranza dei deputati libanesi e rafforzatasi dopo l'assassinio di Tueni. L'ipotesi di ampliamento delle competenze della commissione ha però incontrato l'opposizione di Russia, Cina e Algeria. Sono i Paesi alla "amicizia" dei quali aveva fatto appello il presidente siriano Bashar al Assad, chiedendo loro di contrapporsi alle "manovre" occidentali. "Il rapporto Mehlis – scrive ancora oggi da Damasco l'agenzia governativa Sana – è contrario alla verità, politico e non porta prove".

La nuova versione della mozione prevederebbe la prosecuzione dei lavori della commissione, alla quale si dà l'autorizzazione a prestare solo "assistenza tecnica" al governo libanese nelle sue inchieste sugli attacchi terroristici condotti in Libano dopo il primo ottobre 2004.