Papa: Ci sono tenebre nei cuori umani, ma più grande è la luce di Cristo

Dalla loggia centrale della basilica di san Pietro, papa Francesco proclama il suo Messaggio natalizio e la benedizione Urbi et Orbi (alla città di Roma e al mondo). Preghiera e partecipazione della Chiesa alle situazioni che richiedono particolare attenzione: Medio oriente (Siria, Libano, Terrasanta, Iraq, Yemen); Africa (in particolare la Repubblica democratica del Congo, e poi Burkina Faso, Mali, Niger e Nigeria); America (con speciale attenzione al Venezuela). Nessun riferimento esplicito a Paesi asiatici come India, Pakistan, Thailandia, Vietnam, Cina, Giappone, Corea. Speciale messaggio congiunto, insieme a Justin Welby e John Chalmers, ai leader politici del Sud Sudan. “Tutti siamo chiamati a dare speranza al mondo, annunciando con le parole e soprattutto con la testimonianza della nostra vita che Gesù, nostra pace, è nato”.


Città del Vaticano (AsiaNews) – “Sì, ci sono tenebre nei cuori umani, ma più grande è la luce di Cristo. Ci sono tenebre nelle relazioni personali, familiari, sociali, ma più grande è la luce di Cristo. Ci sono tenebre nei conflitti economici, geopolitici ed ecologici, ma più grande è la luce di Cristo”. Così papa Francesco ha espresso l’annuncio del Natale nel suo Messaggio e nella benedizione Urbi et Orbi (alla città di Roma e al mondo) proclamati in modo solenne oggi dalla loggia centrale della basilica di san Pietro.

Davanti a decine di migliaia di fedeli e pellegrini di ogni parte del mondo, il pontefice ha espresso la partecipazione sua e della Chiesa alle situazioni che necessitano particolare attenzione, sostegno e speranza. Nel Messaggio odierno egli ha citato la regione del Medio oriente (Siria, Libano, Terrasanta, Iraq, Yemen).

“Cristo – ha detto - sia luce per i tanti bambini che patiscono la guerra e i conflitti in Medio Oriente e in vari Paesi del mondo. Sia conforto per l’amato popolo siriano che ancora non vede la fine delle ostilità che hanno lacerato il Paese in questo decennio. Scuota le coscienze degli uomini di buona volontà. Ispiri oggi i governanti e la comunità internazionale a trovare soluzioni che garantiscano la sicurezza e la convivenza pacifica dei popoli della Regione e ponga fine alle loro sofferenze. Sia sostegno per il popolo libanese, perché possa uscire dall’attuale crisi e riscopra la sua vocazione ad essere un messaggio di libertà e di armoniosa coesistenza per tutti.

Il Signore Gesù sia luce per la Terra Santa dov’Egli è nato, Salvatore dell’uomo, e dove continua l’attesa di tanti che, pur nella fatica ma senza sfiduciarsi, aspettano giorni di pace, di sicurezza e di prosperità. Sia consolazione per l’Iraq, attraversato da tensioni sociali, e per lo Yemen, provato da una grave crisi umanitaria. Penso ai bambini dello Yemen”.

Egli ha poi citato il continente americano, “in cui diverse Nazioni stanno attraversando una stagione di sommovimenti sociali e politici” e ha citato in particolare il Venezuela: “Rinfranchi il caro popolo venezuelano, lungamente provato da tensioni politiche e sociali e non gli faccia mancare l’aiuto di cui ha bisogno. Benedica gli sforzi di quanti si stanno prodigando per favorire la giustizia e la riconciliazione e si adoperano per superare le varie crisi e le tante forme di povertà che offendono la dignità di ogni persona”.

Dopo un augurio per la situazione dell’Ucraina, “che ambisce a soluzioni concrete per una pace duratura”, Francesco si è rivolto all’Africa, in particolare alla Repubblica democratica del Congo, citando poi anche Burkina Faso, Mali, Niger e Nigeria: “Il Signore che è nato sia luce per i popoli dell’Africa, dove perdurano situazioni sociali e politiche che spesso costringono le persone ad emigrare, privandole di una casa e di una famiglia. Sia pace per la popolazione che vive nelle regioni orientali della Repubblica Democratica del Congo, martoriata da persistenti conflitti. Sia conforto per quanti patiscono a causa delle violenze, delle calamità naturali o delle emergenze sanitarie. Sia conforto a quanti sono perseguitati a causa della loro fede religiosa, specialmente i missionari e i fedeli rapiti, e a quanti cadono vittime di attacchi da parte di gruppi estremisti, soprattutto in Burkina Faso, Mali, Niger e Nigeria”.

Nel Messaggio non vi è nessun riferimento esplicito a Paesi asiatici del Sud, come India o Pakistan, o del Sud-est, come Myanmar o Thailandia, visitata di recente, o dell’estremo oriente come Cina, Corea, Giappone.

Non è citato nemmeno il Sud Sudan, ma in mattinata la Sala Stampa della Santa Sede ha reso un messaggio congiunto del papa, dell’arcivescovo di Canterbury Justin Welby e dell’ex Moderatore della Chiesa presbiteriana di Scozia, John Chalmers. In esso, con l’augurio del Natale, si domanda ai leader politici sud-sudanesi “un rinnovato impegno nel cammino di riconciliazione e di fraternità”, perché sia resa possibile “la nostra auspicata visita a codesto caro Paese”. Da tempo papa Francesco, l’arcivescovo Welby e il rev. Chalmers lavorano per riportare la pace nel conflitto e nelle tensioni del Sud Sudan. Lo scorso novembre, incontrando Welby, ha ribadito il desiderio di visitare insieme a lui il Paese.

Nel Messaggio natalizio di oggi, Francesco chiede al “Figlio di Dio, disceso dal Cielo sulla terra”, di essere “difesa e sostegno” per quanti “devono emigrare nella speranza di una vita sicura”. “È l’ingiustizia – ha proseguito - che li obbliga ad attraversare deserti e mari, trasformati in cimiteri. È l’ingiustizia che li costringe a subire abusi indicibili, schiavitù di ogni tipo e torture in campi di detenzione disumani. È l’ingiustizia che li respinge da luoghi dove potrebbero avere la speranza di una vita degna e fa loro trovare muri di indifferenza”.

Il papa ha concluso con una preghiera e un appello globale all’impegno e alla solidarietà: "L’Emmanuele sia luce per tutta l’umanità ferita. Sciolga il nostro cuore spesso indurito ed egoista e ci renda strumenti del suo amore. Attraverso i nostri poveri volti, doni il suo sorriso ai bambini di tutto il mondo: a quelli abbandonati e a quelli che hanno subito violenze. Attraverso le nostre deboli braccia, vesta i poveri che non hanno di che coprirsi, dia il pane agli affamati, curi gli infermi. Per la nostra fragile compagnia, sia vicino alle persone anziane e a quelle sole, ai migranti e agli emarginati. In questo giorno di festa, doni a tutti la sua tenerezza e rischiari le tenebre di questo mondo”.

Salutando poi i fedeli dopo l'Angelus e la benedizione egli ha ribadito: “Tutti siamo chiamati a dare speranza al mondo, annunciando con le parole e soprattutto con la testimonianza della nostra vita che Gesù, nostra pace, è nato”.