Jakarta, saliti a 43 i morti nell’alluvione. La Chiesa impegnata nei soccorsi
di Mathias Hariyadi

L’Agenzia per la risposta umanitaria dell’arcidiocesi coordina gli aiuti. Attraverso internet e social media, l’organizzazione ha coordinato la distribuzione di medicine e beni di prima necessità a migliaia di sfollati. Circa 400mila residenti sono stati evacuati in rifugi temporanei; oltre 35mila sono in cerca di rifugio su un terreno più elevato o sui tetti di edifici governativi e luoghi di culto.


Jakarta (AsiaNews/Agenzie) – Le squadre di soccorso stanno conducendo una ricerca disperata dei dispersi nelle inondazioni improvvise e nelle frane che hanno ucciso almeno 43 persone in tutta la regione di Jakarta, lasciando interi distretti della capitale sott'acqua e migliaia di persone senzatetto. È quanto emerge dall’ultimo bollettino dell’Agenzia indonesiana per la mitigazione dei disastri (Bnpb). Alle notizie provenienti da Jakarta, tutto il Paese sta rispondendo con spirito di patriottismo e compassione. Le comunità cattoliche dell'arcidiocesi di Jakarta hanno lanciato il loro programma umanitario per far fronte all’emergenza.

Agus Wibowo, portavoce della Bnpb, riferisce che circa 400mila residenti sono stati evacuati in rifugi temporanei; oltre 35mila sono stati costretti a lasciare le proprie abitazioni inondate, in cerca di rifugio su un terreno più elevato o sui tetti di edifici governativi e luoghi di culto, comprese le chiese. A coordinare gli interventi ed il sostegno offerto dai cattolici vi è la Lembaga Daya Dharma Keuskupan Agung Jakarta (Ldd-Kaj) – l’Agenzia per la risposta umanitaria dell’arcidiocesi. Attraverso internet e social media, l’organizzazione ha coordinato la distribuzione di medicine e beni di prima necessità a migliaia di sfollati a Jakarta, Tangerang, Bekasi, Pondokgede, Ciledug e Bogor. Oltre ad una raccolta fondi, Ldd-Kaj ha istituito anche il cosiddetto “Centro di crisi per l’alluvione” (foto 2) nel complesso della cattedrale dell’Assunzione. La struttura accetterà qualsiasi donazione umanitaria da parte del pubblico e fornirà assistenza ai rifugi temporanei.

In queste ore, i cattolici si stanno dando da fare a vari livelli. Bunda Teresa, una comunità cattolica di preghiera, sta raccogliendo denaro da destinare alla Ldd-Kaj per l’assistenza alle parrocchie impegnate sul campo. Alcuni sacerdoti della capitale hanno dato vita anche ad iniziative personali. Tra questi vi è p. Yos Bintoro, che chiede ai fedeli aiuti e cibo per le persone accolte nei locali della chiesa di Sant’Agostino. “Vi sono almeno 182 persone in cerca di rifugio qui”, scrive sui social media in un appello diventato “virale” tra i cattolici. “I bambini sono 64 ed i neonati 15. Essi non hanno bisogno solo di cibo e forniture mediche, ma anche di alimenti speciali e vestiti, articoli per l’igiene personale e coperte”. P. Bintoro è un sacerdote diocesano assegnato all’ordinariato militare delle Forze armate indonesiane, in particolare dell’Aeronautica.

Nel frattempo continuano senza sosta le operazioni di soccorso disposte dalle autorità, mentre dai cittadini si levano accuse e critiche all’operato del governatore Anies Baswedan. Stamane il presidente Joko “Jokowi” Widodo si è recato per una visita a sorpresa presso la Riserva Pluit a North Jakarta (foto 3-4) – un imponente sistema di pompaggio, che Widodo aveva fatto costruire durante il suo mandato a governatore della capitale (2012-2014). Alla presenza di alti funzionari di governo, il presidente ha verificato il corretto funzionamento dell’impianto. Jakarta è regolarmente colpita da alluvioni durante la stagione delle piogge, quest’anno iniziata alla fine di novembre. Ma il disastro di questa settimana è il peggiore dal 2013.

Nelle prime ore dopo l’alluvione, Widodo ha dichiarato sui suoi profili social che le inondazioni più gravi si sono verificate attraverso quattro bacini idrografici (Das) di Jakarta: Krukut, Ciliwung, Cakung e Sunter; ha sostenuto che la costruzione di sistemi per la gestione delle alluvioni incontra problemi sin dal 2017 (anno dell’ascesa al potere di Baswesan), a causa dell'incapacità del governo cittadino di acquisire tutti i terreni necessari. Widodo ha spiegato che la procedura è completa al 90%, mentre la costruzione di infrastrutture come le dighe di Ciawi e Sukamahi si avvicina al 45%. I due sbarramenti dovrebbero essere ultimati entro la fine del 2020.