Essi sono Shahbaz Masih e Muhammad Ishaq. Per “rancore” nei confronti del cristiano, i radicali musulmani hanno accusato entrambi di aver bruciato le pagine del Corano. Le famiglie sono fuggite e si nascondono in una località segreta per paura.
Faisalabad (AsiaNews) – Due amici di Faisalabad, in Pakistan, sono stati arrestati con l’accusa di blasfemia. Essi sono Shahbaz Masih, cristiano di 40 anni, e Muhammad Ishaq, musulmano di 39. I due sono stati fermati il 27 dicembre, due giorni dopo il Natale, e si trovano tuttora in carcere. Le famiglie sono fuggite per motivi di sicurezza e si trovano in una località segreta. L’associazione Human Rights Focus Pakistan (Hrfp) ha preso in carico la difesa di entrambi. Ad AsiaNews Naveed Walter, presidente di Hrfp, assicura: “Continueremo a fornire ad entrambi supporto legale, morale e di ogni tipo”.
I due uomini sono incolpati di offesa al profeta Maometto secondo la sezione 295-B del Codice penale pakistano, una delle leggi sulla blasfemia. Il caso risale alla fine del 2019 ma nessun media ne ha parlato. Gli attivisti lamentano questa mancanza di attenzione nei loro confronti. Walter sottolinea: “Chiediamo l’abolizione delle leggi sulla blasfemia e le pratiche [ad esse connesse]. Chiediamo inoltre che il processo a carico di queste due vittime innocenti venga modificato. I querelanti non hanno subito nessun provvedimento dopo aver diffuso false accuse motivate solo da risentimento personale e interessi di parte”.
Gli attivisti raccontano che Shahbaz è un cristiano conosciuto in zona. I suoi accusatori sono Shahzaib and Ahmad, due persone che provano rancore nei suoi confronti per il fatto che professa la religione cristiana. Il 27 dicembre i due musulmani lo hanno accerchiato mentre si trovava al mercato, trascinato in una vicina discarica dove i bambini raccolgono rifiuti, e picchiato. Le sue urla hanno richiamato l’attenzione dell’amico Ishaq, che è accorso in suo aiuto. A quel punto gli aggressori hanno accusato entrambi di blasfemia e di aver bruciato le pagine del Corano.
Mentre era in atto il tafferuglio, la vicina moschea ha chiamato a raccolta i fedeli islamici invitandoli ad uccidere entrambi gli uomini. Poi è giunta la polizia che ha portato i due amici in questura, li ha interrogati e trasferiti in carcere, dove si trovano tuttora. Gli attivisti lamentano che i poliziotti hanno ceduto alle pressioni dei fondamentalisti e registrato il caso. Nel frattempo, i radicali hanno minacciato di bruciare le case dei cristiani e del musulmano, “reo” di essere amico del cristiano. Per questo le famiglie di entrambi gli arrestati si sono nascoste in una località sconosciuta.