Sacerdoti cinesi picchiati a sangue a Tianjin: come le suore di Xian

La polizia ha fatto fuggire i "teppisti" e per ore ha interrogato i feriti, ritardando loro le cure e il ricovero all'ospedale. Nuovo caso di esproprio illegale di alcune proprietà della chiesa.


Tianjin (AsiaNews) – Un gruppo di sacerdoti e suore sono stati picchiati a sangue con sbarre di ferro, mattoni e bastoni da un gruppo di "teppisti" a Tianjin, la città sul mare della Cina, a 150 km da Pechino, dopo aver dimostrato contro la requisizione di alcuni edifici appartenenti alla loro diocesi di Taiyuan e Yuci (Shanxi). La meccanica delle violenze ricorda molto l'incidente avvenuto a Xian alcune settimane fa, quando 16 suore sono state picchiate perché ostacolavano la demolizione di una scuola diocesana.

Il fatto è avvenuto il 16 dicembre alle 14.15 del pomeriggio. Un sacerdote ha perso i sensi, una suora ha subito ferite alla testa ed è ancora all'ospedale; altri 4 sacerdoti sono in cattive condizioni. I sacerdoti hanno chiamato la polizia. Quando le forze dell'ordine sono arrivate, i "teppisti" sono fuggiti. I sacerdoti hanno supplicato i poliziotti di portare i feriti all'ospedale. I poliziotti per prima hanno acconsentito, ma poi hanno portato i sacerdoti alla centrale di polizia per interrogarli. Solo dopo diverse ore hanno accettato di portarli all'ospedale.

La diocesi ha diramato un comunicato ufficiale (in via di traduzione).

Il gruppo di 48 sacerdoti e 2 religiose erano giunti a Tianjin il 15 dicembre da Taiyuan per chiedere la restituzione di alcuni edifici appartenenti alla diocesi e situati sul lungomare. Gli edifici, in stile occidentale, hanno un grande valore. Requisiti ai tempi di Mao, secondo le leggi cinesi avrebbero dovuto essere riconsegnati alla diocesi fin dal 1979. Invece l'Ufficio affari religiosi lo ha sempre usato come sede. Da ultimo l'Ufficio ha deciso di consegnarli a una compagnia edile per restaurarli e commercializzarli.

Dal '93 la diocesi richiede gli edifici indietro, ma non ha mai ricevuto alcuna risposta.

Il mattino del 15 dicembre i 48 sacerdoti e le 2 religiose hanno fatto un sit-in davanti alla sede del comune. Nel freddo intenso del nord, indossando camice e stola, hanno svolto degli striscioni e le richieste della diocesi. Dopo alcune ore sono giunti alcuni funzionari del Dipartimento delle denunce che hanno garantito "dialogo e riconciliazione" solo se i sacerdoti si fossero dispersi. A mezzogiorno il gruppo della diocesi di Taiyuan si è spostato davanti agli edifici requisiti. Essendo vuoti, vi si sono accampati per riposare, decidendo di tornare al comune il giorno dopo.

Nel pomeriggio il vicesindaco di Tianjin convoca un gruppo di 12 sacerdoti per aprire il dialogo ma senza fare alcuna proposta sostanziale. Il giorno dopo alle 14.15 un gruppo di "teppisti" è arrivato al sito e con una scusa ha chiamato fuori alcuni di loro e poi li hanno massacrati di botte.

I sacerdoti hanno deciso di non lasciare Tianjin finché non sarà fatta giustizia e finché non sarà trovata una soluzione equa al problema della requisizione. Le violenze hanno suscitato l'indignazione di vescovi e comunità cristiane verso la polizia e l'Ufficio affari religiosi.

Espropri e abusi sulle proprietà private sono divenute un fatto comune in Cina. A causa del grande sviluppo economico, molti quartieri centrali delle città vengono requisiti e distrutti. I legittimi proprietari sono spesso ripagati con somme irrisorie, se paragonate al valore dei terreni. Chi fa resistenza viene perfino rapito. Le ditte appaltatrici agiscono spesso in combutta con i governi locali che provvedono a coprire le loro violenze.