Almeno quattro morti fra i civili a Baghdad e Kerbala, due fra le forze di sicurezza a Bassora. I dimostranti hanno lanciato bombe molotov e pietre, gli agenti hanno risposto con proiettili e gas lacrimogeni. Tre razzi sono caduti nei pressi dell’ambasciata statunitense nella capitale, all’interno della Zona Verde.
Baghdad (AsiaNews/Agenzie) - È di almeno sei vittime, fra le quali due poliziotti, e di diversi feriti il bilancio degli scontri avvenuti ieri fra dimostranti e forze dell’ordine a Baghdad, capitale dell’Iraq, dove sono riprese le manifestazioni anti-governative. A riferirlo sono fonti mediche e della sicurezza, in un contesto di rinnovate tensioni dopo settimane di quiete apparente.
Almeno tre persone sono morte in un ospedale a Baghdad, in seguito alle ferite a colpi di arma da fuoco riportate durante la protesta a piazza Tayaran. Due delle vittime sono state colpite da proiettili, mentre il terzo è stato centrato da una bomboletta di gas lacrimogeno. Un quarto dimostrante è stato ucciso dalla polizia nella città santa sciita di Kerbala.
I manifestanti hanno lanciato pietre e bombe Molotov verso la polizia, che ha risposto usando gas lacrimogeni e granate. “Dovrebbero [le forze di sicurezza] smetterla di sparare e mirate alla gente, chi sono loro e chi siamo noi? Siamo tutti irakeni. Perché sparano ai loro fratelli?” urla una donna fra la folla a Baghdad, che chiede l’anonimato.
Nella città meridionale di Bassora, due poliziotti sono stati colpiti e uccisi da un’auto durante una manifestazione di piazza. Secondo le prime ricostruzioni si sarebbe trattato di un incidente, perché l’autista del mezzo stava cercando di evitare l’area teatro degli scontri fra cittadini e agenti; nel farlo, in preda al panico, avrebbe centrato due di loro.
Sempre nel sud del Paese, centinaia di dimostranti hanno incendiato copertoni e bloccato le principali vie di comunicazione Nassiriya, Kerbala e Amara. Secondo i manifestanti, il Primo Ministro ad interim Adel Abdul Mahdi non avrebbe mantenuto la promessa di individuare un nuovo governo che sia “accettabile” per tutti gli irakeni.
Dal primo ottobre scorso la nazione araba è teatro di un vasto movimento di protesta contro governo e autorità. Le manifestazioni, represse con la forza dalla polizia, hanno portato alle dimissioni del premier Adel Abdul Mahdi, ma i dimostranti - senza distinzioni etniche, confessionali, religiose - mirano alla caduta dell’intera classe politica. La stretta si è rafforzata a fine novembre, in seguito al doppio assalto al consolato iraniano a Najaf, e ha causato un totale di oltre 450 morti e 20mila feriti.
Sempre ieri, intanto, tre razzi Katyusha sono caduti nella Zona Verde a Baghdad, l’area di massima sicurezza sede di ambasciate ed edifici governativi. I colpi sono partiti dal distretto di Zafaraniyah, alla periferia della capitale, e sono caduti poco distanti la sede della rappresentanza diplomatica statunitense in Iraq, già teatro di recente di attacchi mirati nel contesto dello scontro in atto fra Washington e Teheran sul suolo irakeno.