“Gesù ci invita a non avere paura di vivere nel mondo, anche se in esso a volte si riscontrano condizioni di conflitto e di peccato”. “Gesù nell’ultima cena non ha chiesto al Padre di togliere i discepoli dal mondo, ma di custodirli dallo spirito del maligno”. Nella tratta di persone “le organizzazioni criminali usano sempre più i moderni mezzi di comunicazione per adescare le vittime con l’inganno”. Per la Siria “dialogo e negoziati nel rispetto del Diritto Umanitario Internazionale, per salvaguardare la vita e le sorti dei civili”.
Città del Vaticano (AsiaNews) – “Gesù ci invita a non avere paura di vivere nel mondo, anche se in esso a volte si riscontrano condizioni di conflitto e di peccato”. All’Angelus di oggi papa Francesco ha esortato così i cristiani a vivere nel mondo “la presenza e la testimonianza” come “sale” e “luce”. Dopo la preghiera mariana egli ha di nuovo espresso un appello per il nord-ovest della Siria (Idlib), dove da settimane l’esercito siriano sta cercando di espugnare l’ultima roccaforte dei miliziani dello Stato islamico.
Riferendosi al vangelo della messa di oggi (5° per anno A, Matteo 5,13-16), egli ha spiegato: “Il sale è l’elemento che dà sapore e che conserva e preserva gli alimenti dalla corruzione. Il discepolo è dunque chiamato a tenere lontani dalla società i pericoli, i germi corrosivi che inquinano la vita delle persone. Si tratta di resistere al peccato, al degrado morale, testimoniando i valori dell’onestà e della fraternità, senza cedere alle lusinghe mondane dell’arrivismo, del potere, della ricchezza. È “sale” il discepolo che, nonostante i fallimenti quotidiani, si rialza dalla polvere dei propri sbagli, ricominciando con coraggio e pazienza, ogni giorno, a cercare il dialogo e l’incontro con gli altri. È “sale” il discepolo che non ricerca il consenso e il plauso, ma si sforza di essere una presenza umile e costruttiva, nella fedeltà agli insegnamenti di Gesù che è venuto nel mondo non per essere servito, ma per servire. E di questo atteggiamento c’è tanto bisogno!”.
“La seconda immagine – ha continuato - che Gesù propone ai suoi discepoli è quella della luce: «Voi siete la luce del mondo». La luce disperde l’oscurità e consente di vedere. Gesù è la luce che ha fugato le tenebre, ma esse permangono ancora nel mondo e nelle singole persone. È compito del cristiano disperderle facendo risplendere la luce di Cristo e annunciando il suo Vangelo. Si tratta di una irradiazione che può derivare anche dalle nostre parole, ma deve scaturire soprattutto dalle nostre «opere buone» (v. 16). Un discepolo e una comunità cristiana sono luce del mondo quando indirizzano gli altri a Dio, aiutando ciascuno a fare esperienza della sua bontà e della sua misericordia. Il discepolo di Gesù è luce quando sa vivere la propria fede al di fuori di spazi ristretti, quando contribuisce a eliminare i pregiudizi, le calunnie, e a far entrare la luce della verità nelle situazioni viziate dall’ipocrisia e dalla menzogna”.
“Gesù – ha concluso - ci invita a non avere paura di vivere nel mondo, anche se in esso a volte si riscontrano condizioni di conflitto e di peccato. Di fronte alla violenza, all’ingiustizia e all’oppressione, la Chiesa non può chiudersi in sé stessa o nascondersi nella sicurezza del proprio recinto; non può abbandonare la sua missione di evangelizzazione e di servizio.
Gesù nell’ultima cena non ha chiesto al Padre di togliere i discepoli dal mondo, ma di custodirli dallo spirito del maligno. La Chiesa si spende con generosità e tenerezza per i piccoli e i poveri, … ascolta il grido degli ultimi e degli esclusi, perché è consapevole di essere una comunità pellegrina chiamata a prolungare nella storia la presenza salvifica di Gesù Cristo. La Vergine Santa ci aiuti ad essere sale e luce in mezzo alla gente, portando a tutti, con la vita e la parola, la Buona Notizia dell’amore di Dio”.
Dopo la preghiera mariana, Francesco ha ricordato che ieri, memoria liturgica di santa Giuseppina Bakhita, si è celebrata la Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la Tratta di persone. “Per sanare questa piaga – ha detto il papa - che sfrutta i più deboli, è necessario l’impegno di tutti: istituzioni, associazioni e agenzie educative. Sul fronte della prevenzione, mi preme segnalare come diverse ricerche attestino che le organizzazioni criminali usano sempre più i moderni mezzi di comunicazione per adescare le vittime con l’inganno. Pertanto, è necessario da una parte educare a un uso sano dei mezzi tecnologici, dall’altra vigilare e richiamare i fornitori di tali servizi telematici alle loro responsabilità”.
Subito dopo egli ha sottolineato il suo dolore per le notizie che giungono dal nord-ovest della Siria, “in particolare sulle condizioni di tante donne e bambini, della gente costretta a fuggire a causa dell’escalation militare”. “Rinnovo – ha detto - il mio accorato appello alla comunità internazionale e a tutti gli attori coinvolti ad avvalersi degli strumenti diplomatici, del dialogo e dei negoziati, nel rispetto del Diritto Umanitario Internazionale, per salvaguardare la vita e le sorti dei civili. Preghiamo per questa amata e martoriata Siria”. E ha intonato con i fedeli un’Ave Maria.