La parrocchia del Santissimo Sacramento ha organizzato un seminario sul tema. Dopo una spiegazione sui fondamenti della Dottrina sociale della Chiesa cattolica, i partecipanti hanno approfondito il contesto malaysiano. P. Clarence Devadass: “Dobbiamo riscrivere una nuova narrativa popolare, non assecondare quella dei politici”.
Kuching (AsiaNews/Agenzie) – Non basta “pregare, pagare ed obbedire”: sebbene rappresentino meno del 5% della popolazione, gli 1,15 milioni di cattolici malaysiani sono chiamati ad offrire il proprio contributo per dar forma alla società in cui vivono. È quanto emerge da una conferenza sullo “Sviluppo nazionale”, tenutasi lo scorso 15 febbraio nella diocesi di Kuching. L’evento ha visto la partecipazione di oltre 100 persone e si è svolto nei locali della chiesa del Santissimo Sacramento, nel capoluogo dello Stato federale del Sarawak. Ad organizzarlo, il ministero per la Consapevolezza sociale e politica (Sapam) della parrocchia.
Il principale oratore del seminario è stato p. Clarence Devadass (foto 1), sacerdote dell’arcidiocesi di Kuala Lumpur. Esperto di teologia morale egli è consulente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso e serve come segretario esecutivo dell’Ufficio per le questioni teologiche nella Federazione delle Conferenze episcopali dell’Asia (Fabc). P. Devadass ha articolato il suo intervento in due parti: la prima, dal tema “La visione sociale cristiana: prospettive e princìpi cattolici”; la seconda sull’argomento “Sviluppo nazionale in Malaysia: vivere gli insegnamenti sociali cattolici in un contesto multi-religioso”.
Il sacerdote prima ha illustrato ai presenti i fondamenti della dottrina sociale della Chiesa cattolica, sottolineando la sua natura interdisciplinare e in continua evoluzione; in secondo luogo ha analizzato il contesto malaysiano, caratterizzato da forti diversità in termini di patrimoni culturali e religiosi. Ma alla luce degli insegnamenti della Chiesa, i cattolici sono chiamati a ricoprire un ruolo di rilievo all’interno della società. Le preghiere, ha spiegato p. Devadass, “ispirano l’azione, e l’azione ci ispira a pregare”. Il sacerdote ha sottolineato che le due cose vanno di pari passo, quindi la costruzione della nazione è la via della santità.
Alla domanda ‘Cosa possono fare i cattolici?’, il teologo ha risposto che è necessario vivere in pace ed armonia, prendendosi cura della creazione attraverso il servizio per il prossimo: “Siamo tutti pellegrini in viaggio, in cammino nella stessa direzione… Verso Dio”. A tal proposito, i consigli di p. Devadass sono quattro: “Cambiare la nostra mentalità, il nostro coinvolgimento nel ‘bene comune’ della società è parte integrante della fede cattolica; restare ancorati agli insegnamenti della Chiesa e alla nostra fede in Gesù; offrire sostegno comunitario, contribuire insieme ai politici; comprendere la missione della Chiesa, essere sale della terra e luce del mondo”. È dovere di tutti i cittadini contribuire allo sviluppo nazionale e far prevalere la domanda di verità, giustizia, solidarietà e libertà per tutti, ha concluso p. Devadass: “Dobbiamo riscrivere una nuova narrativa popolare, non assecondare quella dei politici”.
La diocesi di Kuching si estende sull’appendice sud-occidentale dello Stato di Sarawak, che insieme a quello di Sabah forma la porzione malaysiana del Borneo. Questi due sono i Territori federali con la maggior concentrazione di cristiani (circa due terzi del totale). Nel Sarawak, il cristianesimo è regione maggioritaria (42,6%). Su una popolazione di circa 1,17 milioni di persone, nella diocesi di Kuching i cattolici sono quasi 209mila (poco meno del 18%). Essi sono serviti da 12 parrocchie, 25 sacerdoti appartenenti al clero diocesano e 12 a quello religioso, 64 suore e 27 catechisti a tempo pieno.
(Photo credit: Today’s Catholic).