Coronavirus: 6 milioni di cinesi tornano al lavoro; tutele sociali a rischio

Nel Guangdong il 90% delle industrie ha ripreso la produzione. Province ricche più attrezzate per affrontare la crisi. Crolla anche il settore dei servizi. Pericoli di nuovi contagi nelle fabbriche. Oltre a stipendio, i lavoratori possono perdere pensione e liquidazione.


Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Oltre 6 milioni di lavoratori migranti sono tornati nelle fabbriche del Guangdong, il cuore manifatturiero della Cina. Le misure restrittive imposte dal governo per contenere la diffusione del coronavirus di Wuhan ostacolano il pieno recupero delle attività produttive. Il timore è che ampi spostamenti della popolazione possano propagare il virus in aree lontane dai principali focolai.

Secondo dati ufficiali, alla fine di febbraio solo il 30% dei 300 milioni di lavoratori migranti  (residenti nelle aree rurali, ma impiegati nelle zone urbane e industriali) era disponibile. Le province più ricche sono le più rapide a riportare al lavoro il personale, organizzando anche voli e treni speciali, e offrendo bonus economici. Nel Guangdong, ad esempio, il 90% delle industrie ha ripreso la produzione.

Le medie e piccole imprese continuano però a scontare gravi difficoltà. Le aziende più importanti sono più attrezzate per affrontare la crisi e ricevono il grosso degli aiuti messi a disposizione dal sistema finanziario nazionale: oltre 1000 miliardi di yuan (circa 129 miliardi di euro) finora, insieme ad agevolazioni all’accesso al credito.

Il quadro economico in Cina rimane debole. Il gigante asiatico rischia di finire in recessione nel primo trimestre del 2020. Dopo il crollo della produzione, è stato certificato anche quello dei servizi. L’indice Caixin/Markit del settore è sprofondato a 26,5 punti a febbraio, dai 51,8 del mese precedente (sotto 50 significa che il comparto è in contrazione).

Il problema per molti lavoratori non è solo quello di riprendere la propria attività. Il China Labour Bulletin nota che spesso non è garantita loro un’adeguata protezione dall’infezione polmonare. Un grande produttore di materiale plastico nell’Anhui ha dovuto chiudere di nuovo i battenti il 2 marzo dopo che 500 dipendenti sono stati trovati positivi. Il contagio è avvenuto tramite un lavoratore che non presentava alcun sintomo. La crisi rischia poi di spingere in basso il livello delle remunerazioni. In pericolo anche le tutele sociali, come pensioni e liquidazioni in caso di possibile licenziamento.