Kuala Lumpur, Covid-19 fa i primi due morti. Mons. Leow: ‘Separati, ma uniti in Cristo’
di Joseph Masilamany

I contagi totali salgono a 673. Un raduno islamico è causa di centinaia di infezioni nel Sud-est asiatico. Il governo adotta misure straordinarie per contrastare la diffusione del virus. L’arcivescovo di Kuala Lumpur alle parrocchie: “Sostenere e prendersi cura delle necessità delle persone vulnerabili”.


Kuala Lumpur (AsiaNews) – Le autorità sanitarie della Malaysia confermano altri 120 nuovi casi di contagio da coronavirus, che portano il numero totale delle infezioni a 673. Al momento, sono 622 le persone ricoverati nelle strutture mediche nazionali, di cui 12 in terapia intensiva. I malaysiani che finora sono guariti dal virus sono 49, ma ieri il governo ha annunciato i primi due morti. Due giorni fa, Kuala Lumpur ha diramato misure restrittive straordinarie per contrastare la diffusione del Covid-19. Il premier Muhyiddin Yassin ha deciso che, dal 18 al 31 marzo, tutti i malaysiani saranno soggetti al Movement control order (Mco) con cui ha disposto la chiusura delle frontiere. Nell’emergenza, la Chiesa torna a far sentire la propria voce: mons. Julian Leow, arcivescovo di Kuala Lumpur, ha pubblicato ieri una lettera pastorale in cui invita i cattolici a restare saldi nella fede e uniti nella persona di Gesù Cristo.

Dei nuovi casi confermati dalle autorità, 95 sono collegati ad un tabligh (raduno religioso) svoltosi nella moschea Jamek di Sri Petaling (Kuala Lumpur), tra il 27 febbraio ed il primo marzo scorsi. L'evento ha richiamato nella periferia della capitale circa 14.500 malaysiani e 1.500 stranieri ed è emerso come fonte di centinaia di infezioni in tutto il Sud-est asiatico. Secondo il governo, due terzi dei contagi in Malaysia sono ad esso collegati. Il Brunei ha dichiarato che lo sono 50 dei suoi 56 casi. Singapore ne ha confermati cinque, la Cambogia 13 e la Thailandia almeno due. Al tabligh aveva preso parte anche una delle prime due vittime malaysiane del Covid-19. Si tratta di un uomo 34enne di etnia malese. L’altra persona morta a causa del virus è un pastore battista sulla sessantina originario dello Stato orientale di Serawak.

L’emergenza ha costretto il governo a varare importanti provvedimenti restrittivi. Il giorno dopo il loro annuncio, l’arcivescovo della capitale ha inviato un nuovo messaggio alla comunità cattolica. “Sebbene siamo fisicamente separati gli uni dagli altri – ha affermato nella nota – durante questo periodo di distanziamento sociale, rimaniamo strettamente uniti nella persona di Gesù Cristo, nostro Signore e Salvatore. […] Perché come ci ricorda San Paolo: ‘Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun'altra creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore’ (Romani 8:38-39)”.

In conformità con il Movement control order (Mco) emanato dal governo, mons. Loew ha anche annunciato ai fedeli nuove direttive. L’arcivescovo ha chiarito che resteranno in vigore fino al prossimo 31 marzo, come, l’Mco i provvedimenti già comunicati con la lettera pastorale pubblicata lo scorso 12 marzo dalla Conferenza episcopale della Malaysia: la sospensione di funzioni pubbliche, raduni, incontri e lezioni di catechismo; chiese e cappelle resteranno chiuse ed i sacerdoti celebreranno messe in privato. Inoltre, gli uffici arcidiocesani e parrocchiali sospenderanno le attività; ma le parrocchie sono tenute a rendere disponibili linee di emergenza per assistenza e sostegno pastorale. I sacramenti come confessione, unzione degli infermi e comunione saranno riservati ai casi critici.

“Chiediamo a tutte le Comunità ecclesiali di base (Bec) – scrive mons. Leow – di mobilitare le proprie risorse comuni, in collaborazione con i rispettivi ministeri della parrocchia per lo sviluppo umano integrale, al fine di sostenere e prendersi cura delle necessità delle persone vulnerabili: anziani, malati, quanti vivono soli, quanti sono stati colpiti finanziariamente da questa crisi e i membri della famiglia degli operatori sanitari, che sono in prima linea nella lotta contro questa pandemia”. L’arcivescovo conclude la lettera annunciando l’annullamento della Messa del Crisma (prevista per il 31): “Valuteremo la situazione per determinare se è necessario rinviare a un'altra data. Ulteriori direttive in merito alle celebrazioni della Settimana Santa, la celebrazione dei Misteri pasquali (sacramenti dell'Iniziazione), dipenderanno dallo sviluppo della crisi e da ulteriori indicazioni da parte delle autorità civili”.