Coronavirus: continua il crollo delle borse. Dubbi in Cina su nuovo stimolo

Seoul è la peggiore con una perdita dell’8,39%. Shanghai e Shenzhen limitano i danni. I timori di un'imminente recessione. Inutili gli stimoli se la gente non può lavorare e spendere. Economisti cinesi divisi sulla necessità di un grande programma di aiuti all’economia.


Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Le borse asiatiche continuano a perdere terreno sulla scia del tonfo di Wall Street e degli indici europei. Seoul è la peggiore, con un calo dell’8,39%. Male anche Mumbai (-3,08%), Tokyo (-1,04%), Taipei (-5,83%) e Hong Kong (-2,21). A metà pomeriggio, Shanghai e Shenzhen limitano i danni, con perdite rispettivamente dello 0,98% e dello 0,10%.

I listini finanziari non rispondono alla massa di liquidità iniettata nel sistema dalle banche centrali delle maggiori economie mondiali. I timori di una imminente recessione legata alla diffusione del coronavirus bloccano gli investitori,  che attendono le mosse dei grandi (Usa, Cina, Giappone ed Unione europea) per proteggere e stimolare l’economia reale.

 Secondo molti osservatori, il problema è che le misure di stimolo possono fare poco in questo momento per creare fiducia: la gente è costretta a stare chiusa in casa, non può andare a lavorare e a spendere.

Dopo un iniziale stimolo finanziario di oltre 1000 miliardi di yuan (130 miliardi di euro), Pechino sembra non aver fretta di lanciare un vasto programma di spesa e investimenti – che è stato solo annunciato in termini vaghi dal presidente Xi Jinping. I leader cinesi non vogliono commettere lo stesso errore del 2008, quando per combattere la crisi dei mutui negli Usa hanno varato un pacchetto di aiuti del valore di 4000 miliardi di yuan (520 miliardi di euro), creando un alto debito e problemi per il settore bancario nazionale.

Per  Yu Yongding, economista dell’Accademia delle scienze cinesi, prima di lanciare un programma di spesa il governo deve sconfiggere in modo definitivo l’epidemia e favorire la ripresa della produzione in tutte le fabbriche. Il tasso di disoccupazione nel Paese è balzato dal 5,2% di dicembre al 6,2% dei primi due mesi del 2020.

Wu Xiaoling, ex vice governatore della Banca centrale cinese (Pboc), è di parere opposto. A suo dire, il governo deve aumentare la spesa fiscale fino a un deficit del 3,5% (nel 2019 è stato del 3%). Al riguardo, egli suggerisce che la Pboc piazzi sul mercato nuove obbligazioni per 1000 miliardi di yuan. Con il ricavato si dovranno finanziare spese infrastrutturali e di sostegno alla crescita.