Coronavirus: entro sei mesi le imprese cinesi saranno a corto di soldi

Quasi il 50% della grande distribuzione e il 60% dei ristoranti sono in grave difficoltà. Mantenuti invariati i tassi di interesse. Le province distribuiscono coupon per favorire i consumi. Crollo della spesa privata e della produzione energetica.


Pechino (AsiaNews/Agenzie) – A causa del coronavirus, quasi la metà della grande distribuzione in Cina rischia di rimanere a corto di liquidità entro sei mesi. Lo stesso vale per i ristoranti, che nel 60% dei casi non saranno in grado di coprire i costi di gestione, in particolare per il personale e l’affitto dei locali. È quanto emerge da un’indagine condotta da Bloomberg.

Milioni di imprese in Cina rischiano di chiudere senza l’aiuto del sistema bancario. Ciononostante, oggi la Banca centrale (Pboc) ha mantenuto invariati i tassi di interesse: al 4,05% quello a un anno e al 4,75 quello a cinque.

La maggior parte degli operatori si aspettava un taglio come avvenuto negli Stati Uniti nei giorni scorsi. Secondo loro, le autorità di Pechino ritengono che le misure già prese siano sufficienti per far fronte alla crisi in questo momento. Finora la Pboc ha iniettato oltre 1000 miliardi di yuan (131 miliardi di euro); essa ha inoltre ridotto il livello minimo di riserve che le banche commerciali devono rispettare. Su richiesta del governo, gli istituti bancari devono facilitare la concessione di prestiti alle imprese.

Anche a livello locale si interviene per stimolare la ripresa economica. Alcune province, ad esempio, stanno finanziando la spesa al consumo attraverso la distribuzione di coupon. Altre stanno finanziando in modo diretto ristoranti e centri commerciali.

Per effetto del Covid-19, l’attività economica in Cina ha visto una forte contrazione. La maggior parte degli analisti prevedono una crescita negativa nel primo trimestre del 2020, e un forte rallentamento per tutto l’anno in corso. Dati ufficiali pubblicati il 16 marzo mostrano che i consumi a gennaio e febbraio sono calati del 20,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La produzione di energia elettrica è scesa dell'8,2%, segno che l’attività industriale fatica a recuperare.