I due leader hanno parlato al telefono. Washington e Pechino condividono già esperienze e informazioni nella lotta al Covid-19. Finora gli Usa hanno incolpato i cinesi per la crisi epidemica. L’ambasciatore cinese negli Stati Uniti: “Pazzo chi pensa che il coronavirus sia stato prodotto in una laboratorio militare americano”. Xi chiede di rimuovere le barriere tariffarie. Continuano le schermaglie nel Mar Cinese Meridionale e lungo lo Stretto di Taiwan.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Il presidente cinese Xi Jinping chiede al suo omologo americano Donald Trump di unire le forze nella lotta al coronavirus. La richiesta del leader di Pechino è emersa oggi, durante una conversazione telefonica con la controparte Usa.
In un tweet, il presidente statunitense si è detto disponibile a collaborare con i cinesi. Le due parti hanno sottolineato che le autorità sanitarie dei loro Paesi sono in contatto costante, e che condividono informazioni e esperienze nel combattere la malattia.
Nelle scorse settimane, Washington ha incolpato Pechino per la diffusione del Covid-10, accusandola di aver insabbiato la verità nelle fasi iniziali dell’epidemia – una accusa condivisa da altri Paesi, e da molte persone anche in Cina. Fino a pochi giorni fa, Trump e alcuni esponenti del suo governo hanno parlato di “virus cinese” in riferimento al coronavirus, definizione che ha provocato le dure proteste della leadership cinese.
Per Xi, il virus non conosce confini e distinzioni etniche: “È il comune nemico dell’umanità, e la comunità internazionale può sconfiggerlo solo attraverso uno sforzo comune”. Secondo diversi osservatori, la Cina sta cercando di passare come “vittima” e non “responsabile” dell’epidemia. Un portavoce governativo di Pechino ha twittato il 12 marzo che il Covid-19 è stato portato in Cina da atleti americani che lo scorso autunno hanno partecipato ai Giochi militari di Wuhan.
L’ambasciatore cinese a Washington, Cui Tiankai, è stato il primo a cercare di rompere il ghiaccio e porgere il ramoscello d’ulivo agli Usa. Lo scorso 22 marzo, in una intervista con Axios, il diplomatico ha detto che “solo un pazzo” può sostenere che il coronavirus sia stato prodotto in una laboratorio militare negli Stati Uniti.
La tensione tra Usa e Cina era già alta prima dello scoppio della pandemia. Due anni fa l’amministrazione Trump ha scatenato una guerra commerciale contro il gigante asiatico, la quale ha avuto forti ripercussioni a livello mondiale. Washington chiede parità di trattamento per le imprese statunitensi presenti in Cina, il rispetto della proprietà intellettuale e la fine dei sussidi di Stato alle aziende cinesi. Durante la riunione virtuale di ieri tra i leader del G20, Xi ha chiesto ai suoi colleghi di eliminare le barriere tariffarie per stimolare il commercio in questa fase di crisi: un velato attacco alle politiche commerciali di Trump.
Washington e Pechino continuano a duellare nei mari che circondano il territorio cinese. Il 25 marzo una nave da guerra Usa è passata attraverso lo Stretto di Taiwan. Pochi giorni fa, un cacciatorpediniere statunitense ha lanciato dei missili durante un’esercitazione nel Mar delle Filippine. In questi due mesi, la marina Usa ha continuato a navigare nelle acque del Mar Cinese Meridionale rivendicate dalla Cina. In queste situazioni, di solito le imbarcazioni di Washington sono monitorate da vicino da quelle cinesi, con alti rischi di incidenti.