Pechino "si piega alle pressioni della stampa" e libera attivisti di Taishi

Dopo 4 mesi di carcere rimessi in libertà 7 abitanti ed un attivista per i diritti umani "per aver commesso il crimine", che però è "troppo delicato" per continuare a parlarne. "E' una vittoria contro l'autocrazia" e "dimostra che all'interno del Partito comunista esiste una corrente liberale".


Guanzhou (AsiaNews/Scmp) – Pechino "si è piegata alle pressioni dei media, nazionali ed internazionali" ed ha ordinato il rilascio di un attivista per i diritti umani e 7 abitanti di Taishi, villaggio noto come "la prova della democrazia" cinese.

"Il mio rilascio – commenta subito dopo la scarcerazione Yang Maodong, attivista meglio conosciuto come Guo Feixiong – è stato ordinato dal governo centrale, non da quello provinciale. Questo dimostra che all'interno del Partito comunista esiste una corrente liberale, che la leadership non è del tutto rigida e soprattutto che si piega alle pressioni".

Yang è stato liberato nel pomeriggio di ieri dal Procuratore del popolo di Panyu (distretto dove si trova Taishi) che ha lasciato cadere le accuse contro di lui. "Mi hanno letto – racconta – un documento con il quale mi liberavano dalle accuse dicendo che io avevo commesso un crimine, ma che questo era così delicato che non verrò più perseguito per causa sua. Dopo, mi hanno rimandato a Guanzhou". "La mia libertà – conclude – è una vittoria contro l'autocrazia".

Yang era stato arrestato il 13 settembre con l'accusa di "aver disturbato la stabilità sociale con delle manifestazioni di massa". Il giorno dopo più di mille poliziotti in assetto anti-sommossa erano entrati a Taishi ed hanno portato via dozzine di abitanti.

Il piccolo villaggio di 2 mila abitanti, vicino alla città di Yuwotou, nel Guangdong meridionale, è divenuto famoso in Cina e nel mondo come "la prova della democrazia". Le proteste sono nate a fine aprile, quando Chen Jinsheng, alto dirigente del Partito comunista, viene rieletto capo villaggio - carica simile a quella di sindaco - nonostante le accuse di appropriazione indebita e malversazione mosse contro di lui dagli abitanti.

Il 28 luglio gli abitanti - con una petizione al governo locale - denunciano brogli elettorali, accusano Chen di appropriazione di denaro pubblico e ne chiedono la rimozione. Il 29 luglio inizia una protesta pacifica, con scioperi della fame e blocchi stradali.

Nei 3 mesi successivi le autorità locali fanno intervenire la pubblica sicurezza che spara con cannoni ad acqua contro la folla ed arresta i dimostranti. Vengono pagati sicari che percuotono gli attivisti, i legali e i reporter stranieri. Le autorità rigettano la petizione, poi annunciano che è stata accolta, ma subito dopo comunicano che la protesta è finita.

I 7 abitanti, alcuni in galera dalla fine di agosto, sono stati rilasciati in mattinata e mandati a casa con l'avvertimento di non parlare con la stampa o con altre persone coinvolte nella disputa. Uno di loro dice: "Prima di farci uscire, ci hanno fatto firmare una garanzia con la quale ci impegniamo a non svolgere più attività di questo genere. Le nostre famiglie hanno dovuto firmare un altro documento che le impegna a tenerci fuori dai guai".