Nuova bomba infettiva: Singapore, 200 mila migranti a rischio coronavirus

Vivono stipati in 43 dormitori. I poveri lavoratori stranieri contagiati sono 500, un quarto di tutti gli infetti nel Paese; in 24 mila sono sotto osservazione. La pandemia ha colpito due complessi abitativi. Quanto sta accadendo nella città-Stato potrebbe replicarsi in altre nazioni dell’Asia e dell’Africa.  


Singapore (AsiaNews/Agenzie) – I dormitori che ospitano migliaia di lavoratori migranti sono il nuovo focolaio del coronavirus a Singapore.

La città-Stato teme ora una seconda ondata di contagi. Le autorità locali erano riuscite a contenere la diffusione del Covid-19, soprattutto grazie alla parziale chiusura delle frontiere, a stringenti controlli negli aeroporti e a un efficace sistema di identificazione della malattia.

Fino a pochi giorni fa, il modello di intervento dei singaporiani era ritenuto uno dei più efficaci, assieme a quelli di Corea del Sud, Taiwan e Cina.  Ora le vittime stanno aumentando in modo preoccupante. Ieri sono stati riportati 287 nuovi casi di contagio, il peggior dato dallo scoppio della crisi – il giorno prima erano stati 142. Nel complesso, i contagiati nel Paese sono circa 2mila; 6 i decessi.

Il trend negativo ha spinto il governo a imporre una quarantena parziale. Le scuole e le attività economiche non essenziali sono chiuse, mentre la popolazione deve a rimanere in casa, salvo per le proprie necessità fondamentali. Le pene per i trasgressori vanno da una multa di 10mila dollari locali (poco più di 6mila euro) a sei mesi di prigione.

Preoccupati per i contagi “di ritorno”, le autorità hanno trascurato la situazione dei lavoratori migranti. Circa 200mila persone che provengono da Paesi poveri e sono impiegati in larga parte nelle costruzioni, nel trasporto marittimo e come domestici; tutti lavori dove è difficile rispettare la distanza sociale richiesta per prevenire i contagi.

I migranti costituiscono quasi il 40% della forza lavoro nazionale. Ma vivono di solito in condizioni precarie, stipati in 43 dormitori, spesso in 12 in un’unica stanza, dove devono condividere il bagno e la cucina: un contesto che favorisce la trasmissione del virus.

I casi di infezione rilevati nei dormitori sono 500, circa il 25% dei contagi nel Paese. Oltre 24mila migranti, concentrati in due dormitori, sono in quarantena e sotto osservazione. Continuano a ricevere lo stipendio, oltre a forniture alimentari. Per ridurre la densità abitativa, e quindi le possibilità di contagio, alcuni di questi lavoratori che non hanno contratto il virus sono spostati in altre zone della città.

Gli esperti ammoniscono che quanto sta accadendo a Singapore deve essere di monito a tutti, in particolare a quei Paesi del sud-est asiatico, dell’Asia del sud e dell’Africa che hanno grandi comunità che vivono in pessime condizioni igieniche in complessi simili ai dormitori singaporiani.