Covid-19: Ankara approva norma svuota-carceri, esclusi attivisti e detenuti politici

Fino a 90mila detenuti potranno lasciare in anticipo la cella. Fra questi vi sono pedofili, persone condannate per reati sessuali e anche un boss mafioso, già libero. La legge esclude persone condannate o in attesa di giudizio per (presunti) legami col fallito golpe del 2016 o critiche verso la leadership del Paese.


Istanbul (AsiaNews/Agenzie) - Nel contesto dei provvedimenti presi per contrastare la diffusione della pandemia da nuovo coronavirus, il Parlamento turco ha promosso una legge che favorisce il rilascio di circa 90mila detenuti rinchiusi nelle prigioni del Paese. Fra questi vi sono anche pericolosi criminali, pluriomicida e boss mafiosi. Tuttavia, non potranno beneficiare della norma “svuota carceri” le persone condannate per “reati politici” e quanti si trovano in custodia cautelare perché sospettati di partecipazione a vario titolo al (fallito) golpe del luglio 2016. 

Approvata il 14 aprile, la norma ha già permesso la liberazione di circa un migliaio di prigionieri, fra i quali vi è anche Alaattin Çakıcı che ha già abbandonato la cella in un crescendo di proteste e polemiche. Figura di spicco della mafia negli anni ‘80, egli era stato condannato per aver creato una organizzazione criminale, essere il mandante di numerosi omicidi (fra i quali la moglie, davanti al figlio che ha assistito alla scena) e aver insultato l’attuale presidente Recep Tayyip Erdogan. 

Di recente nel Paese si è sollevato un dibattito pubblico e parlamentare sull’opportunità di liberare una parte dei detenuti, per scongiurare la diffusione di Covid-19 nelle prigioni del Paese in larga parte sovraffollate e in pessime condizioni igieniche. L’assemblea ha approvato la norma presentata dal partito di governo Akp (Partito della Giustizia e dello Sviluppo), fra gli attacchi dell’opposizione secondo cui il testo esclude migliaia di persone rinchiuse per terrorismo, attivismo o critiche all’attuale leadership e al capo dello Stato. 

La questione coronavirus è un tema delicato attorno al quale si sta consumando una lotta politica, in particolare fra il presidente Erdogan e il sindaco di Istanbul Ekrem Imamoglu, del partito di opposizione Chp (il Partito Popolare Repubblicano). A fine marzo le autorità hanno arrestato e trattenuto per qualche giorno una dottoressa che aveva denunciato “migliaia di contagi”, a dispetto dei dati ufficiali diffusi dalle autorità.  

I prigionieri politici, già condannati o in attesa di giudizio, per “terrorismo o attività eversiva” sono esclusi dall’amnistia. Si tratta di decine di migliaia di persone, molte delle quali sono in cella solo per aver criticato Erdogan o per presunti legami con la rete del predicatore islamico in esilio Fethullah Gülen, un tempo alleato del presidente e oggi ritenuto la mente del “golpe”. 

I colpevoli di reato di opinione restano in cella, mentre hanno già riacquistato la libertà Emre Esmer, autista che nel marzo 2019 ha ucciso un giovane di 19 anni mentre era alla guida ubriaco pur essendo stato condannato a nove anni di carcere. Potranno lasciare la cella anche condannati per violenze sessuali e pedofili, nel caso in cui abbiano scontato i tre quarti della sentenza.

Sinora in Turchia sono morti tre detenuti a causa del nuovo coronavirus. Secondo le stime ufficiali le persone contagiate sono poco meno di 75mila, mentre le vittime ufficiali sono oltre 1600.