Vescovo virologo: La quarantena ci divide, la preghiera ci unisce
di Vladimir Rozanskij

Mons. Petr Mansurov, vescovo ortodosso di Kalachinsk, laureato in biologia a Mosca, chiede ai fedeli di accettare le misure di isolamento nei giorni della Santa Pasqua ortodossa. Gli esempi del beato ammiraglio Fedor Ušakov, che lottò contro la peste in Crimea; del patriarca Pimen, che intervenne per frenare un’epidemia di colera nel sud. “Nessuno sta attentando alla nostra fede”: la chiusura attuale delle chiese non è come quella ai tempi dell’impero sovietico.


Mosca (AsiaNews) - Il vescovo russo ortodosso di Kalachinsk, Petr (Mansurov), prima di diventare sacerdote si è laureato in biologia all’università di Mosca, e ha lavorato alcuni anni all’Istituto di ricerca scientifica sulle infezioni da fattori naturali ad Omsk (Siberia), ottenendo il dottorato in “virologia”. La rivista ortodossa Foma lo ha incontrato per avere un commento, soprattutto per convincere i fedeli riluttanti ad accettare le misure di isolamento nei giorni della Santa Pasqua ortodossa.

Il vescovo Petr ha ricordato che anche in passato, durante le epidemie, capitava di dover chiudere le chiese, per combattere le epidemie di peste, di colera e di vaiolo. “Molti oggi ricordano il metropolita Filaret di Mosca, che nell’800 radunava il popolo per pregare contro il colera. Eppure proprio questo fu il motivo della morte di un altro metropolita dallo stesso nome che lo volle imitare, Filaret di Černigov, il quale s’infettò durante la preghiera e morì di colera nel 1866”.

Secondo il vescovo-virologo, “il principale podvig (atto eroico) dei sacerdoti durante un’epidemia sta nella visita agli ospedali strapieni di malati”, affrontando grandi rischi come i medici e gli infermieri, distribuendo la comunione in regime di protezione sterile. I fedeli non devono pretendere di comportarsi diversamente dagli altri cittadini: “Ricordiamo le parole degli apostoli sull’obbedienza alle autorità… le misure di quarantena non sono una persecuzione della Chiesa”, ha detto Petr, rispondendo alle accuse di molti ortodossi che paragonano la chiusura di questi giorni a quelle del periodo sovietico.

Il vescovo ha ricordato un altro caso storico famoso, quello dell’ammiraglio Fedor Ušakov. Egli fu capo della flotta russa e costruttore del porto di Sebastopoli, che vinse 43 battaglie navali difendendo la patria e finì i suoi giorni dedicandosi alla preghiera e alla carità. L’ammiraglio è stato canonizzato dalla Chiesa ortodossa russa nel 2001, e la sua figura è molto popolare tra i fedeli. Al beato ammiraglio capitò anche di dover salvare la flotta imperiale dalla peste, e non solo: organizzò la quarantena della città di Kherson in Crimea, mandando i militari a controllare che nessuno uscisse di casa, vietando anche di recarsi in chiesa. La malattia fu vinta, e l’ammiraglio fu premiato con l’Ordine di San Vladimir.

Perfino uno degli ultimi patriarchi di Mosca, Pimen (Izvekov), che guidò la Chiesa dal 1971 al 1990, prima di essere eletto al soglio patriarcale, dovette intervenire di fronte a un’epidemia di colera nelle regioni meridionali dell’Unione Sovietica (Caucaso, Mar Caspio, Odessa). Egli firmò un decreto in cui si proibiva di baciare le icone, e la comunione era permessa solo a casa per gli ammalati. Ricordando altre circostanze della storia e della dottrina ortodossa, il vescovo Petr sottolinea che “gli avvenimenti attuali ci costringono a rileggere attentamente la storia dell’Ortodossia, proprio riguardo al tema delle epidemie, e delle preoccupazioni che esse suscitano nel cuore dei fedeli”.

Il vescovo insiste sul fatto che “nessuno sta attentando alla nostra fede, l’unità della Chiesa si conferma in altro modo: nella coscienza che ovunque noi preghiamo, in chiesa durante le liturgie o a casa propria, o nella cella monastica, Cristo è in mezzo a noi. Noi siamo divisi esteriormente dalla quarantena, ma possiamo unirci spiritualmente nella preghiera. Non dobbiamo avere paura, perché il Signore ci unisce sempre”.

Da vescovo e da scienziato, Petr raccomanda ai fedeli, e a tutti, di non credere troppo a quello che si legge su internet, alle varie statistiche e ai commenti che vengono pubblicati spesso in modo confuso e contraddittorio, e di fidarsi degli scienziati: “Un’epidemia del genere era tanto che non succedeva, è un virus nuovo e particolarmente molesto… anch’io ho avuto esperienze simili, dovendo decidere delle misure straordinarie, e vi dico di fidarvi delle autorità a livello mondiale”.