Ramadan e Covid-19, ulema sauditi: preghiere a casa e niente assembramenti

Il massimo organismo religioso contro gli assembramenti per arginare la pandemia di nuovo coronavirus. Per il mese sacro l’invito è a scongiurare “la diffusione dell’infezione”. Preservare la vita delle persone “avvicina a Dio”. In Arabia Saudita sinora 9400 casi e 97 vittime, il dato più alto fra le nazioni del Golfo.


Riyadh (AsiaNews/Agenzie) - Per contrastare la pandemia di nuovo coronavirus, il più importante organismo religioso saudita lancia un appello ai musulmani di tutto il mondo a pochi giorni dall’inizio del Ramadan invitando i fedeli a non riunirsi in gruppo a pregare. Il mese sacro di digiuno e preghiera, occasione per ritrovarsi e socializzare soprattutto in occasione dell’iftar, il pasto che rompe il digiuno, dovrà cambiare e le persone sono invitate a pregare nelle loro case. 

In una nota diffusa ieri, il Consiglio degli ulema sottolinea che i musulmani dovrebbero “evitare assembramenti, perché sono la principale causa di diffusione dell’infezione”. Le autorità da giorni hanno imposto il coprifuoco e chiuso i principali luoghi di culto, fra i quali anche la grande moschea della Mecca nel contesto delle misure di contenimento attuate per l’emergenza Covid-19. 

Gli ulema ricordano inoltre che “preservare la vita delle persone” è un “grande gesto” che “avvicina a Dio”. Nei giorni scorsi era intervenuto anche il gran muftì del regno saudita Abdulaziz Al al-Sheikh, il quale aveva lanciato le stesse raccomandazioni degli ulema. Le preghiere durante il Ramadan e la festa di Eid al-Fitr, che segna la fine del digiuno, “dovrebbero essere svolte nelle proprie case” nel caso in cui “la pandemia di coronavirus dovesse continuare”. 

L’Arabia Saudita ha fatto sinora registrare circa 9400 casi di Covid-19, le vittime sono 97. Si tratta degli indici più alti fra le sei nazioni del Golfo arabo, dove il totale tocca quota 25mila contagi e oltre 160 vittime ufficiali.