Il lockdown ha lasciato i migranti senza lavoro, senza soldi, senza casa
di Nirmala Carvalho

“Nessuno ha un posto per noi, costruiamo le città, case eleganti, ma non abbiamo nemmeno un materasso per sdraiarci e dormire”.


Mumbai (AsiaNews) – Continua la difficile situazione dei migranti. Il lockdown è stato annunciato con solo quattro ore di preavviso, lasciandoli senza casa, senza lavoro e in collera.

AsiaNews ha incontrato un gruppo di loro, che cercano disperatamente di trovare un posto dove stare in un qualsiasi campo di soccorso per migranti. Hanno detto di essere tutti lavoratori qualificati. “Dal momento del lockdown, siamo senza lavoro, senza soldi e senza un posto dove stare. Ci siamo spostati da un posto all'altro, evitando la polizia, che ci ha picchiato. Siamo stati alcune notti sotto il cavalcavia, nascondendoci alla polizia, ma siamo stati presi e cacciati. Ora ci è stato detto che c'è un campo di soccorso per migranti, ma non ci è permesso andarci, ci hanno detto che ci deve portare la polizia, non possiamo andare da soli”.

Shakir Ali (in maglietta blu) è di Amravati, nel Maharashtra, è un abile muratore, Alla domanda di AsiaNews, se riesce a osservare il digiuno in questo Ramadan, "Signora – ha risposto - il primo giorno ho iniziato il mio digiuno, ma è quasi impossibile, non c'è nulla qui per noi, stiamo solo vagando per sfuggire alla polizia, senza soldi o un ricovero, o un posto adeguato per lavarmi. Come posso digiunare da buon musulmano. Sono un lavoratore abile, ma qui la gente ci sta dando del cibo, come carità. Ali ha aperto la sua borsa e ha mostrato, una banana, scatole per il pranzo e una bottiglia d'acqua. “Non ho nulla, eccomi qui senza dignità da un mese”.

Ravi Marathe, del Sawanatiwadi, indossa una camicia verde e una maschera verde, dice ad AsiaNews: "la nostra situazione è pietosa, non ho assolutamente soldi, sono un abile muratore, costruivo case qui, a Mumbai. Nessuno ha un posto per noi, costruiamo le città, case eleganti, ma non abbiamo nemmeno un materasso per sdraiarci e dormire. Per un mese abbiamo vissuto sotto cavalcavia o per le strade. Siamo trattati così male che la polizia ci picchia perché andiamo in giro durante il lockdown. Non vogliamo andare in giro, vogliamo prendere accordi per tornare a casa, abbiamo le nostre case nei nostri villaggi, siamo venuti a lavorare, per guadagnare e vivere con dignità, ma qui ci viene data cibo per carità”.

Il guardiano del campo di soccorso dei migranti al quale chiediamo perché non vengono fatti entrare spiega che "non hanno fatto il test".