Morto per coronavirus il primo rifugiato Rohingya
di Sumon Corraya

 

Il 14 maggio, i primi Rohingya infetti furono scoperti nel campo di Lambashia nel Cox’s Bazar. Provvedimenti sono stati presi in modo che l'infezione non si diffonda nei 34 campi. In 3 campi 15mila membri di circa 3600 famiglie sono in blockdown


Cox’s Bazar (AsiaNews) – E’ morto di coronavirus nel campo di Cox’s Bazar il primo rifugiato Rohingya. Sebbene l'uomo di 71 anni sia deceduto il 30 maggio, la notizia è stata comunicata ai media solo ieri. Attualmente in Bangladesh 29 rifugiati Rohingya sono infettati e provengono da Myanmar. Il Bangladesh ospita oltre 1,1 milioni di Rohingya, molti dei quali sono entrati in Bangladesh dal 25 agosto 2017.

Il 14 maggio, i primi Rohingya infetti furono scoperti nel campo di Lambashia nel Cox’s Bazar. Provvedimenti sono stati presi in modo che l'infezione non si diffonda nei 34 campi. In 3 campi 15mila membri di circa 3600 famiglie sono in blockdown. In questa situazione, il Refugee Relief and Repatriation Commissioner's Office (RRRC) ha assicurato cibo e assistenza medica.

Il coordinatore capo della sanità del RRRC Abu Toha M.R. Bhuiyan informa che  “un totale di 71 rifugiati Rohingya erano a casa con i sintomi del coronavirus. Abbiamo raccolto i loro campioni il 30 maggio e li abbiamo inviati al Cox’s Bazar Medical Collage. Quel giorno è morto il 71enne Rohingya e lo stesso giorno è stato sepolto. Successivamente abbiamo bloccato la famiglia di nove membri. Abbiamo anche raccolto i loro campioni e li abbiamo inviati per il test del coronavirus”.

Ha poi reso noto che la scorsa settimana, circa 15mila rifugiati sono stati messi in quarantena, con l'aumentare del numero di casi. Stanno inoltre distribuendo gratuitamente mascherine e disinfettanti per le mani nei campi.

Christian Rohingy Saiful Islam Peter dice ad AsiaNews: “Credo che aumenterà la morte di Rohingya, perché le persone nei campi vivono in zone molto densamente popolate. Viviamo nel timore di essere infettati da questo virus”. Dice anche che ad alcune ONG sono state distribuite mascherine e disinfettanti per le mani, ma questi non sono sufficienti. D'altra parte, molti Rohingya non si rendono conto del rischio del virus e non vogliono seguire le regole di sanità perché non sono istruiti.

Caritas Bangladesh lavora per i Rohingya. Fornisce aiuti di base quali cibo, medicina e istruzione attraverso i loro programmi di risposta alle emergenze. Dopo aver scoperto il coronavirus in Bangladesh, anche la Caritas ha lavorato per prevenire questo virus mortale sensibilizzando i Rohingya. Stanno distribuendo volantini in lingua birmana, mascherine per il viso e disinfettanti per le mani.