Per la seconda volta in due mesi i cittadini manifestano contro il Primo Ministro Netanyahu. Fra bandiere palestinesi e israeliane, i dimostranti hanno cantato “no all’annessione, no all’occupazione, sì alla pace e alla democrazia”. Ma la metà degli israeliani è favorevole. Netanyahu definisce una “tragedia” l’uccisione di un palestinese autistico da parte della polizia.
Tel Aviv (AsiaNews/Agenzie) - Migliaia di persone sono scese in piazza nel fine settimana per protestare contro il Primo Ministro Benjamin Netanyahu e il suo governo, i quali intendono perseguire il controverso programma di annessione dei territori occupati in Cisgiordania. Nella serata del 6 giugno, rispettando le misure di distanziamento imposte dall’emergenza Covid-19, i cittadini hanno promosso per la seconda volta in meno di due mesi una manifestazione di protesta.
Indossando mascherine e rispettando la distanza minima di un metro, i dimostranti si sono riuniti sotto lo slogan “No all’annessione, no all’occupazione, sì alla pace e alla democrazia”. Sfidando i divieti della polizia, che ha cercato di bloccare la manifestazione, diverse persone in piazza hanno sventolato bandiere israeliane e palestinesi.
Il nuovo esecutivo israeliano, frutto dell’accordo fra il premier Netanyahu e il leader dell’opposizione Benny Gantz, ha fra i suoi obiettivi il piano di annessione dei territori; un piano che preoccupa i i vertici cristiani di Terra Santa, che parlano di politica “grave e catastrofica”, che gode del sostegno degli Stati Uniti nel contesto del controverso “Accordo del secolo”, il piano di pace elaborato dall’amministrazione Trump.
Fra i promotori della protesta a Tel Aviv vi sono gruppi della sinistra, che nell’ultimo periodo hanno ritrovato vigore dopo una lunga assenza dal panorama politico e sociale del Paese. Tuttavia, le manifestazioni non sembrano essere l’inizio di un movimento di massa contro la politica e la leadership israeliana, che resta salda nelle mani della destra guidata da Netanyahu. Gli organizzatori hanno inoltre diffuso un videomessaggio del senatore democratico Usa Bernie Sanders, il quale ricorda l’importanza di “lottare per la giustizia e di combattere per il futuro che tutti noi meritiamo”.
Un recente sondaggio mostra che circa la metà degli israeliani sostiene con forza il programma di governo. Nella speranza di ricevere il (pressoché scontato) via libera da parte della Casa Bianca, il Primo Ministro ha fissato al Primo di luglio la data di inizio del piano che porterà all’annessione degli insediamenti israeliani e la valle del Giordano nella West Bank.
Intanto il premier Netanyahu ha commentato l’uccisione di un giovane palestinese con problemi di autismo da parte della polizia il mese scorso, definendola una immane “tragedia”. Il 32enne Iyad Halaq è stato colpito a morte il 30 maggio nell’area occupata di Gerusalemme est, mentre si stava recando a una scuola speciale per persone con problemi psicomotori. Gli agenti sospettavano che portasse un’arma e per questo hanno aperto il fuoco, uccidendolo. In realtà egli era disarmato e non aveva intenzioni minacciose.
Ieri, per la prima volta, il capo del governo ha commentato l’episodio offrendo le proprie condoglianze alla famiglia e invocando una indagine approfondita per appurare le responsabilità. Gli israeliani, ha detto durante una riunione di governo, condividono “il dolore” della famiglia Halaq. “Questo uomo con limiti [di autismo] è stato trattato alla stregua di un sospetto, credendo che fosse - e sbagliando - un terrorista mentre si trovava in una zona sensibile” della città.