Con Xi Jinping, ‘il miglior socialismo in 500 anni’, meglio del capitalismo
di Wang Zhicheng

Per He Yiting, vice presidente della Scuola Centrale del Partito, Xi ha fondato “il marxismo del 21mo secolo”. Ieri era il compleanno del leader supremo. Il “sogno cinese” da lui propugnato si scontra con la crisi da Covid-19, la disoccupazione, la povertà, le tensioni a Hong Kong e la guerra dei dazi con gli Usa. Forse vi è un conflitto interno al Partito fra la retorica di Xi e il pragmatismo del premier Li Keqiang.


Pechino (AsiaNews) – La Cina sotto la presidenza di Xi Jinping sta vivendo “il capitolo più meraviglioso della storia del socialismo in 500 anni”. La guida di Xi - che è segretario del Partito, capo della Commissione militare, responsabile delle riforme, capo della Commissione per la sicurezza nazionale, oltre che presidente a vita – mostrerà che “in verità il socialismo è meglio del capitalismo”.

Con queste frasi roboanti, He Yiting, vice presidente della Scuola Centrale del Partito, ha salutato il compleanno di Xi Jinping che ieri compiva 67 anni. In un articolo apparso ieri sul giornale della Scuola, “Study Times”, He detto che Xi ha elaborato “il marxismo del 21mo secolo”, dopo Marx e Engels, nel 19mo secolo; Lenin, Mao Zedong e Deng Xiaoping nel 20mo.

Gli osservatori non sono stupiti da tanta enfasi. Da anni Xi ha creato qualcosa di simile al culto della personalità che dominava ai tempi di Mao, facendosi definire  “il cuore” della leadership a cui inchinarsi con obbedienza e affetto.

In un certo senso, l’articolo di He continua questa tradizione, interrotta per poco tempo a causa della crisi del coronavirus. Ma in un altro senso, questo nuovo capitolo – ancora più gonfio – sembra riflettere un tentativo di far brillare ancora la stella di Xi, appannata a causa del Covid-19 e dei problemi causati dalla Cina al mondo, oltre che dalle tensioni con Hong Kong e la guerra dei dazi con gli Stati Uniti.

In tutti questi anni, Xi ha propugnato il “sogno cinese”, che prevede l’eliminazione della povertà entro il 2021, nel centenario della fondazione del Partito, quando la Cina diverrà una “società moderatamente prospera”, e nel 2049, a 100 anni dalla proclamazione della Repubblica popolare cinese, il Paese diverrà un Paese sviluppato.

Ma proprio la crisi del coronavirus sta rendendo più difficile il “sogno”, con un aumento dei poveri e dei disoccupati.

All’Assemblea nazionale del popolo, tenutasi in maggio, è toccato al premier Li Keqiang presentare le difficoltà in cui versa il Paese.

Secondo diversi osservatori, la retorica di Xi e il pragmatismo di Li sono il segno di una lotta sotterranea che sta avvenendo nel Partito fra le due posizioni, una maoista e dittatoriale, l’altra più confuciana e armonizzante. Fra le due è però esclusa una terza posizione: quella di coloro che vorrebbero delle riforme costituzionali che vorrebbero trasformare la Cina in un Paese liberale.