​A Beirut, malgrado il coronavirus, si torna a fumare il narghilè

Il Ministero del turismo ne ha nuovamente autorizzato l’uso, che era stato vietato perché può diffondere l’infezione. Gioiscono ristoratori e proprietari di bar, fortemente critici medici e infettivologi.


Beirut (AsiaNews) - Il Ministro libanese del turismo, Ramzi Moucharrafiyé, ha autorizzato l’uso del narghilè, che era stato vietato nell’ambito delle misure contro la diffusione del virus. Gioiscono ristoratori e proprietari di bar, fortemente critici medici e infettivologi. La circolare ministeriale, infatti, ne autorizza l’uso "in bar, ristoranti e spiagge". E c’è chi sostiene che sono stati proprio i gestori di tali attività, preoccupati per la crisi economica, a fare grandi pressioni sul ministro.

La circolare precisa che il narghilè deve essere servito all'aperto e che tubi e punte devono essere monouso. Esso, inoltre, dovrebbe essere lavato e disinfettato dopo ogni utilizzo, possibile solo una volta al giorno.

La decisione del ministro ha provocato dure critiche nell’ambiente scientifico, sulla base della convinzione che la lotta contro il coronavirus deve proseguire, poiché la pandemia è tutt'altro che finita. Una lettera aperta che invita il ministro a riconsiderare questa decisione è stata inviata al governo da rettori universitari, presidenti di diversi ordini, presidi di facoltà sanitarie e ONG. Charaf Abou Charaf, presidente dell'ordine dei medici ha detto all’Orient Le Jour: “Dall'inizio dell'epidemia, abbiamo aumentato i nostri sforzi per combattere il Covid-19 e limitarne il più possibile il danno. Mentre raccomandiamo alle persone di prendersi cura della propria salute e offriamo  consigli per proteggersi dalla malattia, specialmente smettendo di fumare, qual è la logica di autorizzare il narghilè, sapendo che è stato dimostrato che i fumatori hanno maggiori probabilità di sviluppare complicanze della malattia?”.

“L'autorizzazione del narghilè - ha aggiunto la dottoressa Lung Mirna Waked - mette in discussione il distanziamento sociale, una delle misure principali nella lotta contro la diffusione del coronavirus”. “In effetti, quando ci sono molti che condividono il narghilè, ci si trova a meno di un metro l'uno dall'altro”, aggiunge. E inoltre “non è ancora noto se la condivisione del tubo da parte di più persone, anche se la punta viene cambiata, aumenta il rischio di contaminazione da SARS-CoV-2, sapendo che alcuni anni fa abbiamo rilevato diversi casi di tubercolosi nelle persone che avevano condiviso lo stesso narghilè”. “Per non parlare del fatto che gli studi hanno dimostrato che i fumatori, in particolare i fumatori cronici, infettati da SARS-CoV-2 sviluppano una forma più grave della malattia, da cui il messaggio inviato durante la pandemia che invita le persone a smettere di fumare”.