Debiti e pandemia affondano le piccole banche cinesi

Clienti di due istituti locali assaltano gli sportelli per ritirare i propri risparmi. Le banche territoriali hanno montagne di crediti che non riescono a riscuotere. Governi locali, piccole imprese e agricoltori sono i principali debitori. Debito nazionale raggiunge il 317% del Pil. La Banca centrale valuta un fondo di salvataggio da 25 miliardi di euro.


Pechino (AsiaNews) – Piene di debiti, colpite dalla crisi economica per la pandemia, le piccole banche cinesi sono in crisi. Il 20 giugno, i clienti della banca cittadina di Baoding (Hebei) sono corsi agli sportelli per ritirare i propri risparmi. Pochi giorni prima, lo stesso è accaduto alla Yangquan Commercial Bank, nell’omonima città dello Shanxi.

Le autorità locali sono intervenute per bloccare la corsa al ritiro, dichiarando che i due istituti non hanno problemi di liquidità. Alcune persone sono state arrestate per aver diffuso informazioni che hanno provocato il panico tra i correntisti.

Nell’ultimo anno, le corse agli sportelli nelle piccole banche si sono moltiplicate. I depositi bancari in Cina sono garantiti fino a 500mila yuan (63mila euro), ma gli investimenti e l’acquisto di fondi pensione non sono coperti. I piccoli istituti, soprattutto nelle aree periferiche, hanno montagne di crediti che non riescono a riscuotere. Per riavviare l’economia dopo la fine del lockdown, il governo ha ordinato poi alle banche di concedere prestiti agevolati alle imprese.

Ora molte realtà bancarie si ritrovano con capitali insufficienti. I loro maggiori debitori sono le amministrazioni locali che, seguendo le indicazioni del governo centrale, negli ultimi 10 anni si sono rivolte agli istituti territoriali per finanziare la spesa in infrastrutture. Di solito, le banche locali finanziano anche le piccole aziende e gli agricoltori, tra i più colpiti dall’emergenza coronavirus.

La recessione economica, causata dalla crisi pandemica e aggravata dalla guerra dei dazi con gli Usa, ha fatto esplodere il debito (pubblico e privato) cinese. Secondo l’Istituto internazionale di finanza, nel primo trimestre del 2020 esso ha raggiunto il 317% del Pil.

Il governo era già corso ai ripari lo scorso anno, salvando la Baoshang Bank nella Mongolia interna, la Banca di Jinzhou e la Hengfeng Bank. Il South China Morning Post riporta che la Banca centrale sta valutando la creazione di un fondo di ricapitalizzazione per i piccoli istituti in crisi di liquidità. L’ammontare si aggira sui 200 miliardi di yuan (25 miliardi di euro).