Israele prega per Sharon
di Arieh Cohen
Sgomento, dolore e preoccupazione per il futuro. Negli ultimi anni Sharon era divenuto il padre - o il nonno - della nazione, eclissando ogni altro politico.

Gerusalemme (AsiaNews) – Una notte senza sonno hanno trascorso non solo medici e funzionari ma anche, a quanto pare, una parte notevole della popolazione israeliana che seguiva le trasmissioni non stop con gli aggiornamenti sulla condizione del primo ministro Ariel Sharon, colpito da una massiccia emorragia cerebrale ieri sera, mentre riposava nella sua tenuta detta "dei sicomori" in attesa dell'intervento che avrebbe dovuto subire oggi al cuore.

Dopo più di 9 ore in sala operatoria, sempre in pericolo di vita, Sharon è stato trasferito al reparto di neurochirurgia del celebre ospedale Hadassah di Gerusalemme .

Mentre tutti in Israele formulano voti ferventi per la sua guarigione, gli esperti medici intervistati dai media fanno capire che anche qualora Sharon sopravvivesse, i danni al cervello sarebbero troppi pesanti perché egli possa rientrare nell'esercizio delle sue funzioni. Infatti, contestualmente all'arrivo del premier al pronto soccorso, la segreteria della Presidenza del consiglio annunciava il trasferimento dei poteri inerenti al premierato al sostituto, il ministro del Tesoro Ehud Olmert.

Sgomento, dolore, profonda preoccupazione caratterizzano tutti gli israeliani oggi. Sharon, per molti anni bollato come "violento non-conformista", è negli ultimi anni diventato il padre, o forse il nonno, della nazione. Una figura benevola, rassicurante, su cui appoggiarsi e del quale fidarsi, che ha ridotto tutti gli altri politici più o meno a nani.

Solo recentemente egli aveva lasciato il partito di destra Likud - da lui stesso fondato una trentina di anni or sono - per creare ex novo un partito di centro, Kadima, con il quale correre alle prossime elezioni anticipate, da lui volute per il 28 marzo. Partito che i sondaggi davano facilmente vincente ma che dipendeva al 100 % dalla persona di Sharon al posto di una ideologia o di un vero programma di governo.

Mentre l'anziano premier (78 anni) continua a lottare per vivere e i medici cercano disperatamente di contenere i gravi danni al suo cervello, i politici sotto shock cercano di definire le vie da intraprendere per il dopo Sharon, con la competizione politica forse ridivenuta quella tradizionale tra il Likud (ora presieduto dall'estremista di destra Benjamin Netanyahu, liberista accanito) e il Partito laburista, con a capo l'ex leader sindacalista Amin Perets, che sogna un ritorno alla socialdemocrazia tipica di Israele nei suoi primi decenni di esistenza. Nello stesso tempo tutti i personaggi confluiti nel partito Kadima rischiano di trovarsi come orfani politici, privi di ogni possibilità seria di conquistare il potere.

Le prossime ore potranno permettere una riflessione più approfondita sulla dipartita di Sharon dalla scena politica, sullo stato di Israele, sui suoi vicini e sulla situazione regionale nel suo insieme.

Che l'impatto ci sarà, e che sarà importante, è testimoniato dall'intenso interessamento per la condizione di Sharon dimostrato anche dai politici palestinesi e dai mass-media dei paesi arabi circostanti.