Global Times: Ottimismo cieco sul rinnovo dell’accordo Cina-Vaticano
di Wang Zhicheng

Il magazine legato al “Quotidiano del popolo” cita mons. Sachez Sorondo, mons. Zhan Silu e Francesco Sisci come paladini del rinnovo dell’accordo provvisorio. Ma non cita nessun membro del Partito. Personalità vaticana: Questo accordo è un veleno per la Chiesa.


Pechino (AsiaNews) – Il “Global Times”, il magazine legato al “Quotidiano del popolo”, organo del Partito comunista cinese, è “ottimista” sul rinnovo dell’accordo provvisorio fra Cina e Vaticano sulle nomine dei vescovi, che firmato due anni fa, sta per scadere a settembre.

In un articolo pubblicato il 5 agosto scorso, la testata afferma che “il quadro [dell’accordo] ha funzionato bene negli ultimi due anni”.

Tale ottimismo cieco sembra essere agli antipodi di quanto in questi mesi AsiaNews ha documentato in una serie di inchieste sulla situazione della Chiesa in Cina (impegno per una Chiesa indipendente; chiese chiuse; divieto di educazione religiosa ai minori; emarginazione sociale dei fedeli, ecc..).

Per confermare la tesi di ottimismo cieco, il Global Times cita anzitutto mons. Marcelo Sanchez Sorondo, che avrebbe detto che “rinnoveremo [l’accordo], dato che l’esperienza iniziale è andata bene”. Mons. Sanchez Sorondo, cancelliere della Pontificia accademia delle scienze, è quello che ha definito la Cina il luogo dove si realizza al meglio la dottrina sociale della Chiesa. Tale definizione è però datata due anni prima del disastro di Wuhan e dei silenzi di Pechino sulla pandemia.

Un altro testimone dell’ottimismo ad essere citato è mons. Zhan Silu, vescovo di Mindong (Fujian), al quale papa Francesco ha tolto la scomunica e ha insediato come vescovo ordinario, domandando al vescovo non ufficiale, mons. Guo Xijin, di accettare di essere retrocesso a vescovo ausiliare. Purtroppo, mons. Guo non è stato riconosciuto dal governo e come punizione, è controllato 24 ore su 24 e al suo domicilio sono stati tagliati gas, luce e acqua. Mons. Zhan ha dichiarato che “Cina e Vaticano sono soddisfatti” e che l’accordo “potrebbe aiutare a spingere i rapporti a un prossimo stadio”.

Un altro testimone ottimista citato è il giornalista Francesco Sisci, il quale afferma che “la Santa Sede ha dato prova di essere un partner affidabile” verso la Cina, “nonostante le crescenti controversie fra Cina e Stati Uniti”. Sisci è divenuto famoso per aver intervistato papa Francesco sul suo amore alla Cina, escludendo di fargli alcuna domanda sulla Chiesa in Cina e sulle religioni.

Salta però agli occhi che i testimoni dell’ottimismo citati sono solo membri della Chiesa o di parte vaticana: non si cita nessun membro attuale del Partito. Si fa solo menzione di un incontro avvenuto in febbraio fra il ministro degli esteri Wang Yi e mons. Paul Gallagher, segretario per i rapporti con gli Stati.

Secondo diversi osservatori, questo è segno che non tutto il Partito è felice per l’accordo e rimane sempre e solo il ministero degli esteri a spingere per i rapporti fra Cina e Vaticano, desideroso di togliere a Taiwan l’unica rappresentanza diplomatica in Europa.

Se non si guarda agli aspetti “ottimisti” e politici (rapporti fra Cina e Stati Uniti; relazioni con Taiwan; …) e si guarda alla libertà religiosa che questo accordo dovrebbe sostenere, l’ottimismo cala. Un vescovo cinese, che ha preferito l’anonimato, ha commentato con amarezza: “È un accordo velenoso! Si rende incerti e deboli i sacerdoti, le religiose, i laici incoraggiandoli ad abbracciare la Chiesa indipendente ed a partecipare all’Associazione Patriottica. E nonostante tanti fatti negativi e varie forme di persecuzioni contro la Chiesa, questi testimoni lo ritengono un bene!”.