Dhaka, senza lavoro il 70% degli emigranti rientrati per il Covid-19
di Sumon Corraya

Lo rivela l’Organizzazione internazionale per le migrazioni. Circa 10 milioni di bangladeshi lavorano all’estero, soprattutto nel Golfo Persico, generando rimesse per oltre 15 miliardi di euro.  Un lavoratore migrante sostiene in media tre membri della sua famiglia. Senza lavoro, si indebitano per comprare cibo e pagare le cure per il coronavirus. Molti rimpatriati sperano di ripartire al più presto.


Dhaka (AsiaNews) –  Il 70% dei lavoratori migranti che hanno fatto ritorno in Bangladesh per la pandemia di coronavirus è senza lavoro. È quanto rivelato dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) in uno studio pubblicato ieri. Circa 10 milioni di bangladeshi vivono e lavorano all’estero, impiegati soprattutto come manodopera poco qualificata nel Golfo Persico. Nel 2019, essi hanno generato rimesse per oltre 15 miliardi di euro.

L’indagine, effettuata su un campione di 1.500 persone provenienti da 12 distretti, prende in considerazione i rientri avvenuti tra febbraio e giugno. Secondo l’Oim, ritorni non pianificati, e su larga scala, di emigranti disoccupati colpiscono le comunità che dipendono dalle rimesse: un lavoratore migrante sostiene in media tre membri della sua famiglia.

“Le restrizioni globali agli spostamenti e la recessione indotta dalla pandemia penalizzano molto i lavoratori migranti del Bangladesh”, spiega Giorgi Gigauri, capo della missione Oim nel Paese. I rimpatriati hanno incontrato difficoltà di reinserimento. Il 55% di loro è indebitato; se contraggono il virus non hanno i mezzi per sostenere le spese sanitarie.

Sumon Rozario, un cattolico della diocesi di Rajshahi a Natore, è tornato in Bangladesh a fine marzo. Lavorava in un resort a Dubai, chiuso poi per il Covid-19. Da cinque mesi è disoccupato, non trovando un impiego come cuoco. Egli spera di tornare negli Emirati Arabi Uniti non appena i voli tra i due Paesi saranno ristabiliti. “Ho contratto il coronavirus – racconta ad AsiaNews – e per farmi curare ho chiesto dei soldi in prestito. Non trovo un buon lavoro e voglio tornare a Dubai al più presto”.

Benedetto Corraya, un fedele cattolico padre di tre figli, ha una storia simile a quella di Sumon.  Vuole ritornare nel Kuwait, da dove è rientrato lo scorso marzo. Per sopravvivere, in questi mesi si è fatto prestare del denaro e ha allevato bestiame a Natore: “Il mio datore di lavoro vuole che rientri nel Kuwait, ma i collegamenti aerei con il Golfo Persico sono ancora bloccati”.