Con la benedizione di Trump, al via le relazioni fra Israele ed Emirati
di Joshua Lapide

Gli Emirati sono il terzo Paese arabo, dopo l’Egitto e la Giordania, a stabilire rapporti diplomatici con Israele. L’accordo dovrebbe far “progredire la pace in Medio oriente”. Per Abu Dhabi, esso fermerà le annessioni israeliane dei territori occupati; per Tel Aviv le annessioni saranno parziali e solo “rimandate”. Per Hamas l’accordo è un tradimento della causa palestinese. Bahrain e Oman potrebbero seguire l’esempio di Abu Dhabi. Ma si rafforzerebbe l’asse della Resistenza, guidato dall’Iran.


Gerusalemme (AsiaNews) – Un comunicato stampa congiunto e l’annuncio pubblico del presidente Usa Donald Trump hanno diffuso ieri la notizia che Israele e gli Emirati arabi uniti hanno deciso di normalizzare le loro relazioni diplomatiche. Tale passo – si afferma “farà progredire la pace in Medio oriente” ed è testimonianza della “visione audace dei tre dirigenti”: Donald Trump, Benjamin Netanyahu, Mohammed Bin Zayed.

Nelle prossime settimane le delegazioni dei due Paesi medio-orientali si incontreranno per stilare accordi bilaterali negli investimenti, nella sicurezza, nelle telecomunicazioni, nella tecnologia e nella cultura.

L’accordo era nell’aria da tempo, preparato da incontri sportivi e serie televisive, ma il catalizzatore è stata la fretta dell’amministrazione Trump a mostrare l’efficacia del suo piano di pace per il Medio oriente, in previsione delle elezioni presidenziali negli Usa.

A frenare il passo vi era la questione palestinese. Nel 2002, i Paesi della Lega araba, guidati dall’Arabia saudita, avevano proposto a Israele la normalizzazione dei rapporti in cambio del ritiro di Tel Aviv dai territori occupati, l’accoglienza totale die profughi palestinesi e il varo di uno Stato palestinese. Israele lo aveva rifiutato. Con l’accordo di ieri si rompe l’unità fra i Paesi arabi e si mette a rischio il futuro di uno Stato palestinese.

Mohammed bin Zayed ha sottolineato ieri che questo passo fermerà le annessioni di territori occupati da Israele, ma Netanyahu ha dichiarato che le annessioni saranno fermate solo “temporaneamente” e che al massimo non ci sarà l’annessione di alcune parti della Cisgiordania.

Alla notizia, il presidente dell’Autorità palestinese, Mahmoud Abbas ha convocato una riunione d’urgenza; Hamas ha definito Abu Dhabi “traditore” e pugnalatore alle spalle della causa palestinese.

Gli Emirati sono il terzo Paese arabo a stabilire rapporti diplomatici con Israele. Nel 1979 lo ha fatto l’Egitto; nel 1994 la Giordania. Il Cairo ha salutato il nuovo accordo come “una tappa” verso “la realizzazione della pace in Medio oriente”. Amman non si è mostrata entusiasta, facendo notare che tutto dipenderà dai futuri passi di Israele, che continua a violare i “diritti dei palestinesi” e dovrebbe impegnarsi in un dialogo per la soluzione dei due Stati.

Nel prossimo futuro l’accordo Israele-Emirati potrebbe spingere altri Paesi arabi a compiere il passo, soprattutto Bahrain e Oman. Ma potrebbe anche rafforzare il cosiddetto “Asse della resistenza”, che vede l’Iran come lo Stato che non si piega davanti a Israele e difende i palestinesi. Dietro ad esso, potrebbero schierarsi Qatar e Turchia.